Ruby, il commissario Iafrate: “Nessuna pressione, affidata alla Minetti con l’ok del magistrato”

Sulla vicenda dell’affidamento di Ruby è polemica tra la Questura di Milano e la Procura dei Minori. Due donne, un commissario e un procuratore, hanno idee diverse sull’accaduto e quindi sulla ricostruzione fornita in Parlamento dal ministro degli Interni Maroni.Il Pm Fiorillo smentisce Maroni, il commissario Iafrate smentisce la Fiorillo. Un rebus, o piuttosto un pasticci oamplificato dalla delicatezza della situazione che vede coinvolto indirettamente il presidente del Consiglio.

Ruby-Karima fu affidata a Nicole Minetti d’accordo col pm dei minori e nel rispetto della prassi in questi casi. Questa, in sintesi, è la difesa del commissario di polizia Giorgia Iafrate, che la notte del 27 maggio scorso, quando la marocchina arrivò in Questura a Milano, segnalò ai colleghi che la ragazza andava rilasciata con urgenza.

Ieri il pm Annamaria Fiorillo diceva di non aver mai autorizzato la Questura a lasciare la minorenne alla consigliera regionale Minetti. Versione che invece non conferma la Iafrate: “Il pm ricorda male, io invece ricordo benissimo. Ho seguito la prassi”, dice intervistata dal Messaggero.

“Sono affidamenti molto particolari perché si tratta di minori che una volta accompagnati in Questura, non possono essere rinchiusi nelle celle e che dovremmo far controllare a vista dai nostri agenti. Ma non è semplice. Per cui se c’è un parente o un amico che, dopo aver fornito generalità e garanzie, è disposto ad ospitarlo noi glielo affidiamo”. E Nicole Minetti, consigliere regionale, le garanzie le offriva. Non solo, la Iafrate dice di non aver subito alcuna pressione: “Nessuno mi ha mai detto di rilasciarla. L’unica sollecitazione fu quella di fare presto”.

La Iafrate però non ha firmato il rapporto di quella notte: “Non spettava me firmarlo”, dice, ma ha condiviso – aggiunge –  ciò che i funzionari di Polizia avevano sottoscritto.

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