MILANO, 27 FEB – Era stata affidata ”formalmente” a Nicole Minetti ma poi venne lasciata andare a vivere a casa di Michelle Coincecao, l’amica brasiliana che, non solo la costrinse a ”pratiche sessuali con i suoi clienti” come ”spogliarsi e farsi toccare”, ma una settimana dopo la picchio’ a colpi di ‘mocho’ e tento’ ”di strangolarla con il guinzaglio del suo cane” fino a farla finire in ospedale. A ripercorrere la storia di Ruby nei giorni successivi all’ormai nota notte in Questura, sono stati alcuni poliziotti, in aula a Milano, al processo in cui è imputato Silvio Berlusconi.
I testimoni, citati dal pm Antonio Sangermano, non solo hanno raccontato della ”violentissima” lite scoppiata il 5 giugno del 2010 tra la brasiliana e la giovane marocchina, ma sono ritornati anche a parlare di cosa accadde quando Ruby, tra il 27 e il 28 maggio, venne trattenuta per un furto negli uffici di via Fatebenefratelli e in seguito a una telefonata della Presidenza del Consiglio in cui, tra l’altro, era stata indicata come la nipote di Mubarak, venne ‘liberata’ e consegnata alla consigliera regionale Minetti. E questo nonostante il parere contrario del pm dei minori Annamaria Fiorillo.
In particolare, il sovrintendente del commissariato di Taormina, Emilio Imperatore, cosi’ come i suoi colleghi Giuseppe Caico e Giovanni Trimarchi, ha spiegato che gli accertamenti sull’identita’ di Ruby a casa dei genitori in Sicilia e la verifica sulla sua asserita parentela con l’ex rais egiziano Mubarak, chiesti comunque dal pm minorile, furono effettuati un paio d’ore dopo l’affido della giovane a Nicole Minetti. Il verbale con cui la Questura ‘consegnava’ la minorenne al consigliere regionale era delle 2 di mattina ma il fax con cui si chiedeva l’aiuto – peraltro senza alcun riferimento all’ex rais egiziano – arrivo’ sul tavolo di Imperatore alle 2.20. Prima pero’, in un colloquio telefonico con i colleghi milanesi ”mi dissero – ha ricostruito il sovrintendente di Ps – che bisognava fare accertamenti in un certo modo perche’ c’erano interessi nazionali. Dovevamo contattare la famiglia per fare una sorta di riconoscimento e vedere se l’asserita parentela con Mubarak” fosse vera. Fu pero’ solo alle 4 che gli ispettori Caico e Trimarchi riuscirono a trovare ”in fondo a un viottolo” di Letojanni (Messina) la casa ”fatiscente” dei genitori della ragazza, i quali – alla domanda se la figlia fosse la nipote dell’ex presidente d’Egitto – sarebbero trasecolati: ”No, assolutamente no. Guardate che siamo marocchini”. Alle 4.10, come ha ricordato ancora Imperatore, venne informata la Questura: Ruby ”non era nipote di Mubarak ma era di Letojanni”.
A ricostruire la lite furiosa tra la ragazza e la donna brasiliana, oltre a una signora che vive nella palazzina di via Villoresi, sono stati invece alcuni uomini delle volanti, intervenuti quella mattina all’alba, e altri agenti che hanno ‘piantonato’ Ruby quando era al pronto soccorso della clinica pediatrica De Marchi, per via di graffi, lividi e un segno sul collo. Chi l’ha accompagnata in ospedale ha spiegato ai giudici che la giovane, in stato di agitazione e difficolta’, gli disse che ”avrebbe potuto chiamare il presidente per chiedergli aiuto”. Un altro ancora ha spiegato che la minorenne gli confido’ che ”la brasiliana l’aveva prima aggredita con un ‘mocho’ e poi aveva tentato di strangolarla con il guinzaglio del cane”. Descritto poi l’appartamento dove le due vivevano: ”Un gran disordine, armadi aperti, vestiti buttati sul letto e in giro, piatti sporchi nel lavandino della cucina e deiezioni del cane della Coinceicao per terra”. Per questo, come ha spiegato il sovrintendente Massimilano Ranaldi, il pm dei minori dispose di affidare Ruby ”prima ai medici dell’ospedale, poi a una comunita’, e non alla Minetti perche’ si era resa inottemperante alla gestione della minore determinandone una situazione di pericolo”. Minetti venne comunque contatta sul cellulare, ma a vuoto. Era irreperibile.