ROMA – Ryanair non ha pagato 12 milioni di euro in contributi. L’accusa arriva dagli ispettori del lavoro di Bergamo dopo le segnalazioni di Cisl ed Anpav. La compagnia aerea low cost ha assunto a Dublino, invece che in Italia, i 650 dipendenti della Lombardia che usufruiscono del sistema sanitario nazionale. Questa pratica permette alla Ryanair di pagare meno tasse, come previsto dal sistema fiscale irlandese. Un caso simile era stato sollevato anche in Francia contro Ryanair. La compagnia di O’Leary si limitò a chiudere la sua base a Marsiglia.
La legge prevede che la compagnia aerea assuma le regole di contribuzione dello stato in cui vivono i suoi dipendenti. Secondo gli ispettori “se la base è il luogo dove inizia e termina la prestazione lavorativa, ne consegue che Ryanair ha individuato l’aeroporto di Orio come il luogo di lavoro”, dunque è al sistema fiscale italiano che Ryanair deve adeguarsi. Gli ispettori lo sostengono perché in Italia esiste una sua “stabile organizzazione”, con tanto di richiesta ai propri dipendenti di vivere entro un’ora di distanza dall’aeroporto di Orio in caso di chiamata.
Ryanair al contrario sostiene di non avere una stabile organizzazione in Italia, e che i contratti di lavoro sono regolati dalla legge irlandese e gli aeromobili immatricolati in Irlanda. Inoltre tutti i dipendenti sono stipendiati dalla sede legale di Ryanair in Irlanda, che versa lo stipendio su conti in Irlanda, ed è lì che pagano le tasse ed i contributi previdenziali previsti.