ROMA- Ahmed Merabet, il poliziotto ucciso dai fratelli Koauchi durante il raid alla redazione di Charlie Hebdo è un attore. La sua brutale esecuzione una sceneggiata. Firmato Salvo Mandarà, videoreporter dei comizi di Beppe Grillo.
Mandarà, fermo immagine allegato, lo scrive senza pudore su Twitter:
“Spiegate la sceneggiata dello sparo (alla testa) all’attore, ehm poliziotto, a terra”, scrive su Twitter. A corredo un video in cui le brutali immagini dell’uccisione sono accompagnate dalla scritta: “Nessun sangue, nessun rinculo, nessun movimento del corpo = falso”.
Sia chiaro, dalla morte di John Kennedy in poi non si dà nella storia grande episodio che non sia interpretato in chiave complottista. E’ stato così per l’11 settembre ed è così anche per la strage di Parigi. Dalla “manina non islamica” di Beppe Grillo fino alla teoria secondo cui il vero obiettivo del commando fosse l’economista critico Bernard Maris le ipotesi strampalate e stravaganti si sprecano.
Mandarà non ha visto, o forse ha semplicemente pensato ad altri figuranti, la straziante conferenza stampa della famiglia di Ahmed. Per lui valgono come prova indiscutibili delle immagini sfocate e lontane. Gli bastano per trarre una conclusione che sa di giudizio a priori e non di analisi.
Il videoreporter non inventa nulla. Basta fare un giro in rete. “Straker”, un blog che dei complotti fa la sua ragion d’essere, chiama in causa la statistica per sostenere la teoria della sceneggiata:
Parliamo del presunto omicidio dell’agente di Polizia. Nessun apparente rinculo del fucile, niente sangue (l’uomo era già stato “ferito” alla gamba per giunta!), suono e fumo che sembrano uscire da qualcosa (una pistola a penna?) in mano all’attore a terra (è proprio la mano, non il fucile, a subire un rinculo), il fumo non allineato con la canna del fucile, la testa che si accascia comodamente in direzione opposta allo “sparo” (la versione ufficiale è che il colpo è stato dato alla testa) etc.
Inoltre osservate come il figurante a terra si gira agilmente su sé stesso per ben tre volte in attesa del finto terrorista. Inizialmente si volta dal lato dei finti jihadisti, per verificare quando uno di loro arriva a dargli il “colpo di grazia”. Quando si accerta che stanno arrivando, si gira di spalle e prepara la piccola pistola che ha in mano (si noti la fiammata e quindi il fumo provenire dalla mano sinistra). Tracce di sangue di una precedente ferita sul selciato? Zero. Testa fracassata a seguito del colpo devastante del fucile mitragliatore AK47? Zero. In tutta evidenza il guitto spara verso il selciato, coordinato con l’arrivo del suo complice che simula di finirlo. Risultato: sceneggiata ad uso e consumo dei media ufficiali che, in collaborazione con i servizi, architettano un false flag addirittura peggiore di quello orchestrato davanti Palazzo Chigi dal Governo Letta nel 2012.
Foto Reuters/LaPresse
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