Samuele Caruso e il “raptus”: alibi di comodo per il femminicidio

Samuele Caruso

PALERMO – “E’ stato un raptus“, disse l’assassino reo confesso che una mattina di ottobre uscì di casa con un coltello in tasca. “E’ stato un raptus”, dissero, prima di Samuele Caruso che ha ucciso Carmela Petrucci, tanti prima di lui. Alibi di comodo, prima di tutto davanti alla propria coscienza e a quella di quel tribunale pubblico e televisivo che di solito si crea in questi casi: raptus come forza improvvisa e ingovernabile, istinto animalesco e primordiale che cancella la volontà. “Non è colpa mia” sembra dire chi dice “E’ stato un raptus”. Alibi di comodo anche davanti alla giustizia, perché se accertato permette uno sconto in caso di condanna.

Samuele Caruso, appena arrestato venerdì, ha parlato di raptus al pm. Nonostante i contorni di quella mattina fossero chiari. Incluso il dettaglio del coltello tenuto in tasca per fare il percorso da casa sua all’androne delle sorelle Petrucci. Aspettate all’interno, al chiuso, perché fossero più vulnerabili. “Per un chiarimento”, ha detto lui parlando di una storia finita male con Lucia, la maggiore delle due. Nessun chiarimento stanno accertando le indagini, perché Samuele non ha dato alle ragazze il tempo di aprire bocca iniziando a sventolare l’arma che ha ucciso Carmela e ferito gravemente Lucia.

Un raptus, una botta da matto, un momento di follia. Perché poi per il resto Samuele è “un bravo ragazzo”. L’alibi di comodo ha fatto subito breccia, come era prevedibile, nel cuore della mamma di Samuele. ”Mio figlio è un bravo ragazzo. Giornali e televisioni lo hanno definito un killer ma non è così, non è un mostro. La nostra è una famiglia perbene”. Va detto che l’alibi del raptus è crollato subito una volta che Samuele è stato interrogato. Non solo il coltello portato da casa, dopo l’omicidio Caruso ha anche avuto la prontezza di andare dall’altra parte della città e comprare una maglietta nuova per cambiare la sua, sporca di sangue. Quel venerdì, uscendo di casa con il coltello in tasca, indossava una maglietta rossa, per altro.

I pm che lo hanno interrogato a lungo dicono che Caruso è “una persona con un livello di intelligenza e di percezione della realtà sotto la media”.  Uno che “basa la sue convinzioni su quello che vede o legge su Facebook”, scrivono. Uno che ha premeditato l’omicidio e l’ha compiuto per motivi “futili e abietti”, accusano sempre i pm. Altro che raptus.

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