ROMA – Il vicepresidente del Consiglio comunale dimissionario di Roma, Samuele Piccolo, sarebbe stato tirato in ballo dal suo ex autista, il vigile urbano Fabio Finili, in una inchiesta per traffico di droga che vedrebbe coinvolto Finili con il clan dei Casamonica. Secondo Il Messaggero, che ne dà notizia, da alcune intercettazioni raccolte nell’ambito dell’inchiesta per cocaina e depositate al Tribunale del riesame nell’ambito dell’inchiesta che ha coinvolto Samuele Piccolo e la sua famiglia, emergerebbe che lo stesso Piccolo avrebbe usato Finili per procurarsi della cocaina.
Finili, vigile urgano “prestato” a Piccolo per fare l’autista, è lo stesso che ha raccontato ai pm dei tanti giri personali che l’ex vicepresidente gli avrebbe fatto fare, versione che è costata a Piccolo un accusa per peculato e le dimissioni. Questa volta però, stando a quanto scrive Il Messaggero, avrebbe tirato in ballo Piccolo non intenzionalmente.
Negli atti depositati al riesame e citati dal Messaggero, infatti, emerge che il nome di Piccolo sia venuto fuori da alcune intercettazioni del cellulare di Finili. Due, in particolare, le telefonate che hanno interessato gli inquirenti. La prima è una telefonata che Piccolo avrebbe fatto a Finili venti minuti dopo la mezzanotte del 19 aprile 2011. Scrivono gli investigatori – nelle oltre seimila pagine di atti depositate dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dai sostituti Paolo Ielo, Mario Palazzi e Barbara Sargenti – al Tribunale del riesame: “Le argomentazioni delle telefonate sopra riportate e il fatto che Finili Fabio sia una persona capace di reperire sostanze stupefacenti, può far pensare che lo stesso faccia da tramite a Piccolo Samuele ed eventuali suoi amici (nelle telefonate usa il plurale: facci uno squillo quando stai qua, scendiamo) per l’acquisto della droga. Sarebbe utile rappresentare, a conferma di quanto descritto – aggiungono – il rapporto che intercorre tra Finili e la personalità alla quale fa da autista. Il Piccolo sembra avere grande stima e fiducia verso Finili, tanto da avergli proposto soldi in nero per farlo continuare nel suo incarico, quando gli manifestava l’intenzione di tornare al suo vecchio incarico, ovvero di operatore del Git della Polizia municipale”.
Il vigile Finili, però, sembra non volerne sapere della proposta, tanto che più volte, secondo altre intercettazioni, dice a un amico: “Basta fa’ lo schiavo… Significa anda’ a fa’ il filippino, Ste”. “Le problematiche che lo riguardano – continuano all’Anticrimine – sono quelle di essere costretto a svolgere compiti che non gli spetterebbero, come quelli di accompagnare Piccolo e i suoi familiari in attività assolutamente non inerenti il lavoro da consigliere comunale”.