San Camillo, il racconto della paziente dell’ospedale romano: La mia notte da incubo in barella con accanto ad un morto”

Antonella Vittore ha 47 anni e lavora per un importante ente pubblico. La donna è stata ricoverata per una notte al pronto soccorso del San Camillo, importante ospedale romano. “Una notte allucinante” e da incubo ha raccontato la donna al Corriere. Una notte passata tra malati che urlano, si disperano, implorano un sorso d’acqua. Per intere ore lasciati così. Accanto a lei, ha realizzato la donna, per diverse ore c’è stato anche un morto.

La donna è stata trasferita in questo ospedale dopo aver avuto un incidente in scooter. Il tutto è avvenuto lo scorso 24 maggio: “L’ambulanza è arrivata dopo circa 40 minuti. A bordo ho trovato infermieri gentili, ma un disorientamento totale. È partito il circo per capire dove portarmi, visto che necessitavo di un ospedale con un reparto di ortopedia e uno di chirurgia degli arti”, ha raccontato Antonella.

Dopo quasi due ore è finalmente arrivata al San Camillo. Qui ha passato 18 ore in condizioni disumane. Quel giorno c’erano stati infatti parecchi accessi. Col piede sanguinante è stata messa su una barella e portata “in uno stanzone-bunker in cui c’erano più o meno 60 malati”, ha ricostruito la funzionaria di Stato.

“Accanto a me un morto”

Questo il racconto della 47enne: “Tante persone stavano male. Molti anziani erano in evidente stato di scompenso mentale. Una signora, fratturata al femore, era stata legata al letto e ha parlato ad alta voce tutta la notte. Altri si lamentavano urlando, io imploravo un antidolorifico chiesto alle 3, che mi hanno dato soltanto alle 8…”.

Antonella Vittore, accanto a sé ha poi notato un particolare inquietante: c’era “un signore con un colorito stranissimo”. La donna ha spiegato: “Lo guardavo e pensavo che dovesse stare proprio male. Sembrava morto. Ebbene, ho realizzato solo dopo un po’ che era morto davvero! È rimasto lì per oltre un’ora. Scoperto. Sulla settantina, a torso nudo. La faccia al soffitto, gli occhi vitrei. I fogli dell’Ecg erano linee piatte srotolate e ce n’erano almeno cinque metri, segno che era successo da parecchio. Poi sono venuti due infermieri che l’hanno coperto e portato via”.

Dopo una visita, alla donna vengono prescritti ulteriori accertamenti ortopedici e una radiografia. Per farli però deve attendere. “Nel frattempo vedo malati che urlano, si disperano, implorano un sorso d’acqua. Gli infermieri passano e fanno finta di non sentire. Ad un certo punto chiedo di andare in bagno. Niente, mi devono mettere un pannolone e la devo fare lì”.

Dopo la radiografia viene rispedita nello stanzone del pronto soccorso: “La notte va avanti tra nuovi ingressi, persone anziane che urlano, malati sporchi di feci e infermieri che rispondono in malo modo che non tocca a loro cambiarli”. E ancora: c’è una signora colpita da ictus che sarebbe stata lasciata nuda. Un’altra, in preda a dolori lancinanti alla schiena, sarebbe stata visitata solo dopo un po’ per poi scoprire che aveva un collasso delle vertebre. “Non può più alzarsi per andare in bagno. Le viene messo il pannolone e le viene fatto un clistere: poi viene lasciata sporca per ore. Era accanto a me, ho sentito bene quante volte ha implorato aiuto”.

Alle 2 arriva l’ortopedico

Verso le 2 un ortopedico sveglia Antonella. “Mi dice che ho una frattura ma non possono ingessare per le ferite che ho riportato e che dovrò usare un calzare, da comprare a mie spese”. Dopo aver discusso animatamente con una dottoressa, la funzionaria di Stato riesce ad avere la medicazione di un chirurgo. Finalmente arriva la fine dell’incubo. La donna lascerà l’ospedale e tornerà a casa saltellando su un piede fino al taxi, solo alle 14.30 del giorno seguente. 

La nota del San Camillo

“E’ stato attivato un audit clinico organizzativo per appurare la dinamica dell’accaduto. Dispiace molto se la protagonista della vicenda, abbia vissuto una sgradevole esperienza ormai quasi un mese fa. Dai dati in nostro possesso risulterebbe un lasso di tempo breve tra l’ingresso della signora in Pronto Soccorso e la traslazione della salma di un uomo di 95 anni nell’area dedicata”.

La nota arriva dalla Direzione Ospedaliera del San Camillo Forlanini in riferimento a quanto raccontato dalla donna. “Medici e infermieri dell’emergenza lavorano senza sosta per salvare vite e gestire tutte le criticità – prosegue la direzione del nosocomio -. Il Pronto Soccorso, come noto, è un luogo ad alta complessità e di sofferenza, dove l’impegno del nostro personale è massimo. Nello specifico, è opportuno precisare che la Direzione aziendale ha messo in campo, da tempo misure volte al miglioramento logistico-organizzativo-funzionale di tutta l’area dell’emergenza”.

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