San Marino: Ndrangheta infiltrata nelle banche

ROMA, 29 LUG – Una banca in mano alla 'Ndrangheta, con le cosche che puntavano direttamente all'acquisizione dell'istituto di credito in modo da riciclare senza problemi i milioni di euro provenienti dal narcotraffico. L'operazione del Ros dei carabinieri contro la potente cosca Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, svela l'ultimo business della piu' pericolosa organizzazione criminale italiana.

Nella rete degli investigatori, coordinati dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro, sono finite 11 persone, quasi tutte colletti bianchi: un avvocato, un commercialista, due procacciatori di affari. E, soprattutto, il presidente, il direttore generale (arrestato 20 giorni fa, ndr), un membro del collegio dei sindaci e un funzionario del Credito Sammarinese: tutti perfettamente consapevoli, dicono gli inquirenti, sia di avere di fronte esponenti della criminalita' organizzata sia della provenienza del denaro.

''In questo momento di crisi di liquidita', banche e intermediari finanziari sono disponibili ad accettare qualsiasi tipo di denaro, anche sporco come questo'' sintetizza il procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso. E il Credito Sammarinese era in crisi. ''Viste le difficolta' economiche in cui versava – dice il procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo – i soldi delle cosche erano i benvenuti. Avrebbero preso qualsiasi tipo di denaro''.

In carcere sono finiti anche il genero e il figlio del boss Vincenzo Barbieri, ucciso nel marzo scorso a San Calogero, in Calabria. E proprio pedinando Barbieri (che al Credito Sammarinese aveva due conti a suo nome), gli inquirenti hanno recuperato 1,3 milioni: erano contenuti in una valigetta che l'esponente dei Mancuso consegno' a Bologna al direttore del Credito ed erano la prima tranche dei 15 milioni che la 'Ndrangheta avrebbe voluto riciclare e reinvestire attraverso l'istituto bancario. Soldi che la cosca aveva tenuto per mesi sottoterra: l'impiegato della banca che ha ricevuto la valigetta, si e' trovato a contare migliaia di banconote umide e con un forte odore di muffa.

Ad occuparsi della 'circolazione' del danaro da riciclare – secondo gli inquirenti – erano il commercialista Domenico Lubiana e suo fratello Salvatore, avvocato: attraverso due procacciatori di affari facevano arrivare i soldi al Credito Sammarinese, che provvedeva a 'pulirli' e reinvestirli. Nell'indagine sono finiti, ma non sono indagati, anche Manlio Bruni e Francesco Giannone, i commercialisti di Beppe Signori, arrestati assieme all'ex bomber della Nazionale nell'inchiesta sul calcioscommesse. Lo studio dei due e' stato perquisito questa mattina dai carabinieri che cercavano documenti sui rapporti con Barbieri.

''L'attivita' – ha spiegato l'avvocato dei due – e' stata posta in essere solo per i pregressi rapporti con una societa', immagino riconducibile a Vincenzo Barbieri, che e' stata cliente dello studio ma non lo e' piu' da tempo''.

Fondamentale per l'indagine e' stata la collaborazione delle autorita' della Repubblica di San Marino che il 7 luglio scorso hanno disposto il commissariamento dell'istituto di credito e arrestato il direttore. Le verifiche successive condotte dal commissario della legge del tribunale di San Marino Rita Vannucci, hanno inoltre consentito di accertare le responsabilita' degli altri funzionari della banca e il loro ruolo nelle operazioni di riciclaggio.

''Abbiamo interrotto un circuito – dice il vice comandante del Ros, generale Mario Parente – che con ogni probabilita' avrebbe consentito alla cosca di avere un riferimento importante a livello creditizio. Si stavano ponendo le basi per un sodalizio molto pericoloso''.

Gestione cookie