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San Severo: famiglia rom costringeva minorenni a prostituirsi. Una incinta: “Vendiamo il figlio per 28mila euro”

di Redazione Blitz |5 Dicembre 2018 15:36

San Severo: famiglia rom costringeva minorenni a prostituirsi. Una incinta: "Vendiamo il figlio per 28mila euro"

San Severo: famiglia rom costringeva minorenni a prostituirsi. Una incinta: “Vendiamo il figlio per 28mila euro”

ROMA – Volevano vendere per 28mila euro il bambino che portava in grembo una delle minorenni romene ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi a San Severo, in provincia di Foggia. Una vicenda raccapricciante dentro una storia di vessazioni e sfruttamento quella fatta emergere dalle indagini della Squadra Mobile che ha portato all’arresto di sei nomadi di etnia rom appartenenti allo stesso nucleo familiare. 

I sei dovranno rispondere di riduzione e mantenimento in stato di servitù, induzione e sfruttamento della prostituzione minorile e sequestro di persona di giovani ragazze minorenni: avrebbero costretto a prostituirsi tre ragazze tra i 16 e i 17 anni, una delle quali incinta al settimo mese. I sei fermati – che vivono in un campo nomadi a Foggia – sono una coppia, i loro tre figli (due dei quali minorenni) e una 26enne compagna di uno dei ragazzi.

Una delle persone finite oggi in carcere avrebbe proposto agli altri “la possibilità di vendere il nascituro ad un soggetto da lei conosciuto per la somma di 28mila euro”. Le ragazze erano sottoposte a un ferreo controllo 24 ore su 24, private dei cellulari e dei documenti d’identità. Venivano segregate nelle baracche, continuamente picchiate per giorni perché non tentassero di fuggire e non parlassero con qualcuno. Quando si spostavano per raggiungere le strade dove venivano accompagnate in auto, fornite di preservativi e costrette a prostituirsi, erano controllate costantemente con alcuni degli aguzzini nascosti tra i cespugli.

Una donna romena che vive nella baracca accanto a quella degli indagati non crede alla ricostruzione della Polizia: “Sono bravi. Li conoscevo bene. Lavorano nei campi – dice – nella raccolta di asparagi, pomodori e olive. Noi lavoriamo tutto il giorno per guadagnare soldi per il cibo”.

 

 

 

 

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