Sanità. Scandalo Lazio: due cliniche bloccate. Regione: non servono

Sanità. Scandalo Lazio: due cliniche bloccate. Regione: non servono
La Regione Lazio: ancora uno scandalo

In Lazio, uno scandalo della sanità frutto di incapacità di burocrati accomuna la giunta della ex camerata Renata Polverini e quella del’ex compagno Nicola Zingaretti. Due cliniche private non possono aprire e servire i cittadini perché, secondo i dirigenti della Sanità del Lazio, una di quelle che perdono di più in Italia e forse al mondo, il fabbisogno di salute in Lazio è soddisfatto a sufficienza da quello che c’è, anche se è sempre di meno per i tagli fatti in questi anni.

Lo scandalo è stato rivelato da Carlo Picozza, giornalista specializzato sui temi di sanità, su Repubblica.

L’ultimo caso è quello della  clinica Saint Peter medical center, che aspetta da un anno e mezzo di potere iniziare l’attività,

“senza chiedere convenzione alcuna”,

precisa Picozza.

L’apertura comporterebbe, oltre a un aumento del servizio complessivo, l’assunzione di “un centinaio tra medici, infermieri, tecnici e impiegati”.

A favore della apertura della Saint Peter medical center si sono pronunciati il Garante della concorrenza che ha diffidato in tal senso la Regione, preceduto da una sentenza del Tar e da una del Consiglio di Stato.

Invece, nonostante tutto, i funzionari della Regione dimostrano di non avere rispetto non solo per i cittadini, ma nemmeno per le superiori autorità dello Stato e della magistratura. Così, scrive Carlo Picozza,

“la clinica di tremila metri quadrati, con quattro sale operatorie, strumentazioni diagnostiche innovative, laboratori analisi e ambulatori, resta chiusa. «I nostri legali citeranno per danni la Regione», annuncia Sergio Di Giacomo, medico e proprietario del “Saint Peter”, il centro, costato milioni, che non c’è. Anzi, c’è da un anno e mezzo ma, per «l’orientamento sbagliato» della Regione che non dà l’autorizzazione, non riesce ad aprire. Le risposte al fabbisogno di salute dei cittadini, secondo i dirigenti della sanità del Lazio, sarebbero soddisfacenti. Ci crederanno almeno loro?”

Nella stessa situazione si trova, riferisce ancora Picozza,

Villa Silvana che, dopo il no della Regione, si è rivolta al Tar e al Consiglio di Stato. In appello, i giudici amministrativi il 29 gennaio scorso hanno sentenziato: «Il blocco all’apertura di un nuovo centro sanitario si giustifica solo se c’è una richiesta di accreditamento ». In caso contrario, «l’autorizzazione va rilasciata».

Commenta Giuseppe Casolaro, esperto in legislazione sanitaria:

«I giudici hanno interpretato bene l’articolo 8-ter della legge 502/’92: l’autorizzazione va subordinata oltre che al fabbisogno di salute tutelato dall’articolo 32 della Costituzione, anche al diritto di scelta dei cittadini e a quello di libertà di impresa tutelato dalla Carta all’articolo41».

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