Sara Di Pietrantonio, Vincenzo Paduano: “Sì, sono un mostro”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Maggio 2016 - 08:11 OLTRE 6 MESI FA
Sara Di Pietrantonio, Vincenzo Paduano: "Sì, sono un mostro"

Sara Di Pietrantonio, Vincenzo Paduano: “Sì, sono un mostro”

ROMA – “Sì, sono un mostro. Le ho buttato l’alcol addosso, poi ho acceso una sigaretta. Non volevo bruciarla”. Vincenzo Paduano per otto ore ha negato di essere l’assassino di Sara Di Pietrantonio, poi in lacrime la confessione: “Sono andato a cercarla per spaventarla un po’, ma abbiamo cominciato a litigare”. E alla fine ha lasciato la ragazza tra le fiamme.

È l’1,15 di lunedì. Dopo otto ore trascorse a piangere, ma soprattutto negare di essere l’assassino di Sara, Vincenzo Paduano confessa. Ammette in lacrime di aver dato fuoco alla sua ex fidanzata, anche se cerca ancora una via d’uscita. “Volevo solo spaventarla. Ho accesso una sigaretta e poi non sapevo più che fare, quindi sono scappato”, aggiunge senza riuscire a nascondere l’orrore, la fine atroce che ha riservato alla ragazza. Lo hanno portato in questura poche ore dopo il ritrovamento del cadavere, lo hanno tenuto in anticamera insieme agli altri testimoni. Contro di lui hanno indizi gravi.

Ma, come riporta Il Corriere della Sera,

Quando Paduano comincia a parlare, il caso è stato praticamente già risolto. Manca soltanto l’ammissione, il racconto di quegli ultimi drammatici attimi. E allora si torna indietro, si ricomincia dal momento in cui Sara è scomparsa, per ricostruire ogni dettaglio. Perché non regge la prima versione che l’uomo fa mettere a verbale: “Faccio il vigilantes al palazzo della Regione, ho fatto il turno di notte. Verso le 2 sono uscito per andare con una prostituta“.

Gli chiedono di descrivere il percorso, chi ha incontrato. In realtà lui non sa dire neanche se fosse un uomo o una donna. Balbetta, poi quasi minaccia investigatori e magistrati, comincia a tremare, torna aggressivo. E provoca la polizia: “Sono stato intimidito mentre aspettavo di essere interrogato, mi hanno fatto vedere delle foto orribili di Sara, volevano farmi paura“. È un tentativo maldestro che il procuratore aggiunto Maria Monteleone stronca subito: “Lei può difendersi e mentire, non può calunniare le persone“. Paduano tenta ancora di alleggerire la propria posizione: “Non so spiegare che cosa sia successo. Forse voi volete convincermi che sono un mostro, ma non è così. Io non ho fatto niente”.

“Sì sono uscito dal lavoro e sono andato a cercare Sara. Sapevo che stava dal nuovo fidanzato e l’ho aspettata sotto casa”. Non lo ammette, ma sembra che avesse attivato il dispositivo per «seguire» il telefono della giovane. “Li ho visti arrivare in macchina insieme e ho aspettato fino a quando lei non è andata via. So che strada fa per arrivare a casa e quindi l’ho preceduta per bloccarla. Quando è passata l’ho inseguita per un po’ e poi l’ho stretta con la macchina per farla fermare. Abbiamo cominciato a litigare e io ho tirato fuori una bottiglietta di alcol che avevo portato. L’ho spruzzato nell’auto, anche addosso a Sara. Ma volevo solo spaventarla. Quando è scappata ho deciso di rincorrerla. Eravamo vicinissimi. Poi non so bene che cosa è successo. Mi sono acceso una sigaretta e lei ha preso fuoco…”.