MILANO – Secondo il Corriere della Sera ci sarebbe l’ombra della ‘ndrangheta dietro circa 300/400 voti che hanno deciso l’elezione di Sara Giudice al Consiglio Comunale di Milano. La giovane, eletta nella lista civica Nuovo Polo per Milano, è nota per aver avviato una campagna di firme contro Nicole Minetti all’epoca dell’inchiesta sul Bunga Bunga, nel 2011. Ora suo padre Vincenzo, ex consigliere comunale e oggi presidente di Metro Engineering srl, società della Metropolitana milanese, sarebbe sottoposto ad accertamenti della magistratura, scrive l’Ansa. Il caso Giudice arriva nel giorno dell’arresto di dell’assessore di Formigoni Domenico Zambetti, accusato di aver pagato le cosche per avere 4mila voti. I due casi sono però molto diversi. Ecco come spiega la vicenda il Corriere della Sera, secondo cui Giudice sarebbe indagato:
“Due, però, le differenze tra il caso di Zambetti e quello di Giudice, che infatti non è stato arrestato ma è indagato per una ipotesi di corruzione semplice. La prima è che le indagini hanno accertato che l’ambasciatore ’ndranghetista si presentò a Giudice con un nome falso, accreditandosi quale avvocato che recava il sostegno elettorale offerto da una cordata di professionisti e imprenditori calabresi. La seconda è che Giudice non avrebbe comprato i voti, non avrebbe dato denaro, ma soltanto promesso una generica disponibilità a far entrare le imprese dei calabresi negli appalti della metrotranvia di Cosenza che verrà realizzata appunto da «Metro Engineering»”.
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