Saronno, Leonardo Cazzaniga: “No omicidi, io alleviavo solo sofferenze”

Saronno, Leonardo Cazzaniga: "No omicidi, io alleviavo solo sofferenze"
Saronno, Leonardo Cazzaniga: “No omicidi, io alleviavo solo sofferenze”

BUSTO ARSIZIO – Non omicidi ma semplice “somministrazione di farmaci per alleviare le altrui sofferenze”. Si difende così Leonardo Cazzaniga,  il medico arrestato per le morti in corsia all’ospedale di Saronno. Al momento a lui e alla compagna Laura Taroni vengono contestati almeno cinque decessi ma secondo le ipotesi investigative della procura potrebbero essere molte di più, addirittura 50.

Durante il suo interrogatorio, riporta l’agenzia Ansa, dopo aver respinto l’accusa di omicidio Cazzaniga ha spiegato che il somministrare farmaci serviva “per alleviare le sofferenze” dei pazienti. Una ricostruzione che stride, e non poco, con le intercettazioni in mano alla procura. Telefonate spesso macabre, in cui i due parlano, per esempio,  di cremazione “perché da là non si ricostruisce più niente”.

Eppure, nonostante il quadro probatorio Cazzaniga ha seccamente respinto l’accusa di aver voluto uccidere qualcuno. E il suo avvocato, Enza Mollica, ha presentato una istanza di arresti domiciliari. Taroni, invece, ha scelto il silenzio avvalendosi della facoltà di non rispondere al primo interrogatorio.

Secondo gli inquirenti esisteva un vero e proprio Protocollo Cazzaniga.  Nella relazione degli investigatori si legge: “Elemento degno di considerazione è la peculiarità dell’approccio terapeutico del dottor Cazzaniga (analgesici oppioidi + benzodiazepine + ipnotici) che non trova analogo riscontro nei casi analoghi trattati dagli altri medici del Pronto soccorso. E’ indubitabile che le dosi dei farmaci somministrati nei casi selezionati sembrano superare, in modo evidente, i valori indicati nel prospetto esemplificativo contenuto nelle linee guida…” Le scelte terapeutiche dell’indagato “non erano comuni a nessuno dei colleghi in servizio presso l’U.O. di Pronto Soccorso”. Circostanze, queste, che invece dovranno chiarire altri dipendenti dell’ospedale, anch’essi indagati ma a piede libero. Ai carabinieri, intanto, arrivano continuamente telefonate di persone che hanno avuto parenti deceduti all’ospedale: temono che siano rimasti vittime dell’angelo della morte, come si definiva Cazzaniga nei documenti agli atti, e della sua amante.

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