TORINO, 29 OTT – Rubava i paramenti sacri ai sacerdoti nelle loro chiese, proprio mentre li incontrava per proporre l'acquisto di altri manufatti tessili. E con la refurtiva, dopo averla opportunamente modificata nel suo laboratorio, ricuciva altri pezzi da vendere come nuovi ad altri ignari preti. A finire nei guai e' un artigiano milanese di 47 anni, E.P., incensurato, specialista in sartoria ecclesiastica.
Dopo una serie di 'colpi' e' stato smascherato dai carabinieri del comando provinciale di Vercelli che l'hanno bloccato all'uscita del Seminario Arcivescovile della citta' piemontese. Aveva con se' due pregiatissime stoffe risalenti ai secoli XVII e XVIII.
Il sarto riusciva a farsi ricevere negli ambienti ecclesiastici sfruttando le conoscenze nel settore. A monsignori e sacerdoti illustrava il campionario di stole, lenzuola, pianete, stendardi. Poi scattava la seconda fase: con uno stratagemma, l'artigiano milanese riusciva a restare solo, in chiesa o in sacrestia, e a mettere a segno i furti negli ambienti rimasti incustoditi. Nascondeva i pezzi migliori – e' stato poi appurato – in borsa o tra i vestiti indossati.
Essendo un intenditore, gli bastavano pochissimi minuti, per mettere le mani sui paramenti piu' pregiati. Erano colpi sempre 'puliti' che spesso venivano scoperti solo dopo molto giorni, o settimane. Gli stessi responsabili del Seminario vercellese non si erano accorti di nulla.
Nella sua casa-laboratorio, E.P. staccava le preziose decorazioni dai paramenti trafugati e ne assemblava altre, grazie alla perizia professionale. I carabinieri erano sulle tracce del misterioso sarto ladro da sei mesi e giovedi' scorso l'hanno 'pizzicato' pochi minuti dopo il furto delle due stoffe in un cassetta del Seminario.
Paramenti e stendardi sono stati trovati nel laboratorio dell'artigiano e nella stanza affittata in un albergo di Basiano (Milano). E.P., ha confessato tutto e, dopo una notte trascorsa nel carcere di Vercelli, ieri sera e' stato scarcerato. Per quantificare il valore di tutta la merce recuperata i carabinieri di Vercelli hanno chiesto la collaborazione degli specialisti del comando Tutela Patrimonio Culturale e di archivisti ed esperti della Curia di Vercelli.