Scambiati in culla alla nascita. Una vita alla “Sliding doors”

Avere un figlio, condividere con lui gioie e dolori e poi accorgersi che è il figlio di un altro, scambiato in culla alla nascita. Vivere tutta una vita pensando di essere una persona e scoprire poi di aver vissuto una vita irreale, quasi alla “Sliding doors”. Sembra la trama di un film e invece, talvolta, è realtà.

Aveva partorito da due giorni. Passava tutto il giorno in ospedale a guardare fisso negli occhi la sua piccola, ad accudirla e ad allattarla. Al terzo giorno l’occhio le è caduto sul braccialetto della bambina e ha scoperto che quella che teneva in braccio, che aveva creduto sua figlia, in realtà era la figlia di un’altra donna, scambiata in culla all’ospedale con la sua.

E’ il 2009, interno giorno all’ospedale di Barletta. La modernità consente di fare rapidamente un test del Dna e di accertare la vera identità della bambina. Ma se nessuno si fosse accorto del numero di braccialetto sbagliato? Anche questo potrebbe tranquillamente essere l’incipit di un film, o di un romanzo. Invece si tratta di vita vera, della vita di una donna di Barletta. Anzi di due donne che dopo la gioia di un parto hanno vissuto il terrore di uno scambio in culla.

Quella dello scambio in culla è una delle paure delle mamme e dei papà e non solo. Pensate ai figli, ormai cresciuti, che dopo anni vissuti con la famiglia di qualcun altro, con gli agi o gli stenti di qualcun altro, scoprono di essere al momento sbagliato nel posto sbagliato. E i genitori che si rendono conto di aver perso il figlio vero, affidandolo a chissà quale altra famiglia.

La sensazione deve essere quella del mondo e delle certezze che ti cadono addosso. Se sei un figlio scambiato in culla la tua casa improvvisamente è la casa di qualcun altro, i tuoi genitori sono come degli alieni. Paradossalmente nemmeno i vestiti che indossi sono destinati a te. Sei sospeso tra una vita che hai vissuto e a cui sei affezionato e una vita che avresti potuto vivere, che non conosci ma alla quale tendi.

E se ci pensiamo bene, in realtà, il dubbio di essere stati scambiati in culla può venire a tutti. C’è chi non assomiglia nè a mamma nè a papà, c’è chi ha un carattere che non collima con quello della famiglia e che spesso si sente ripetere, per scherzo,«Ma che ti hanno scambiato in culla ?». Spesso cinema e letteratura hanno raccontato situazioni simili al limite della realtà. Mostrando il lato più “simpatico” della faccenda e  il lato positivo che anche la scoperta di essere stati scambiati in culla può avere: avere la possibilità di una seconda vita, di una seconda chance. Un modo, anche se traumatico, di ricominciare e di reinventarsi.

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