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Scambio embrioni a Pertini, biologa che ha confuso provette: “Sono disperata”

di Maria Elena Perrero |18 Aprile 2014 10:10

Scambio embrioni a Pertini, biologa che ha confuso le provette: “Sono disperata”

ROMA – Scambio di embrioni all’ospedale Sandro Pertini di Roma, la biologa che ha scambiato le provette confondendo i cognomi fa mea culpa:

“Sono disperata. Non faccio che pensare a quello che è accaduto. Ora posso capire cosa prova un chirurgo che ha un attimo di defaillance, quando sbaglia e il paziente non ce la fa”.

Per quella defaillance ora una donna porta in grembo due gemellini che non sono figli suoi, mentre la madre biologica di quei bimbi non è rimasta incinta.

E’ stata la stessa biologa che ha fatto lo scambio a ricostruire il percorso che ha portato all’errore nel centro di procreazione medicalmente assistita dell’ospedale romano. Ha studiato ogni passaggio sotto la supervisione del nuovo responsabile del reparto, Emilio Pittarelli.

Eppure la biologa che ha impiantato gli embrioni ad una donna a cui non appartenevano

“è una delle più brillanti biologhe con cui abbia mai lavorato”, dice Pittarelli a Mauro Favale e Anna Maria Liguori di Repubblica. Solo che, ammette,

“l’errore umano non è eludibile: chiunque può sbagliare”.

Dopo la conferma dello scambio arrivata con i test del dna condotti dal rettore dell’Università di Tor Vergata, Giuseppe Novelli, la biologa e Pittarelli hanno ricostruito ogni passaggio di quel 6 dicembre 2013.

“Quando gli ovociti vengono aspirati dal ginecologo, i biologi, sempre in coppia, li identificano e li mettono in provetta. Funziona così: tra la sala operatoria e il laboratorio di biologia c’è una finestra. Da lì, la ferrista passa la provetta ai biologi, pronti a identificarla: la protocollano con nome e cognome e codice, con un pennarello monocolore indelebile”.

 

Quindi la fase due:

“Nella provetta c’è il liquido follicolare che viene “lavorato” dai biologi e messo in capsule ad hoc. Il liquido contiene gli ovociti. Il biologo a quel punto separa il liquido dagli ovociti e unisce gli ovociti agli spermatozoi. Due giorni dopo si forma l’embrione”.

Quando le coppie tornano gli embrioni vendono presi dall’incubatore per essere impiantati. La mattina del 6 dicembre è stata prelevata una provetta della donna che doveva entrare in sala operatoria subito dopo, probabilmente per i cognomi simili.

Se qualcuno se ne fosse accorto, il centro nazionale trapianti avrebbe fatto scattare le procedure di emergenza prima che gli embrioni attecchissero. Ma quando ci si è accorti dell’errore, due settimane fa, era ormai troppo tardi.

 

 

 

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