Protezione civile, scandalo nello scandalo. Invece di occuparsi dei problemi della sua Chiesa, il Papa santifica Bertolaso

Pubblicato il 6 Marzo 2010 - 16:59| Aggiornato il 7 Marzo 2010 OLTRE 6 MESI FA

Quello a destra è il Papa

Un intervento insolito del Papa a favore di Guido Bertolaso getta un fascio di luce sui rapporti tra il Governo italiano e il Vaticano e rappresenta anche un grave e clamoroso caso di ingerenza della Chiesa nelle vicende italiane, con un’inchiesta giudiziaria aperta. C’è poi da chiedersi quanto costerà allo Stato e quindi agli italiani, sia come cittadini sia come contribuenti, la incredibile marchettona pontificia.

Forse il Papa non legge i giornali e nessuno gli ha detto che lo scandalo che ha investito in pieno i piani alti della Protezione civile e dei Lavori pubblici italiani ha toccato anche il sacro recinto delle mura vaticane con una losca storia di favori sessuali a base omo che hanno portato anche all’allontanamento di un corista nigeriano.

L’intervento del papa ha naturalmente ringalluzzito Bertolaso, il quale, ignorando lo scandalo che lo tocca in due modi, come indagato e come due volte responsabile oggettivo in quanto direttore e in quanto sottosegretario, è arrivato a quel che nessuno, nemmeno Berlusconi, ha fatto, come oggetto di un’inchiesta penale, dicendo che “è ora di finirla di parlare di scandalo della Protezione Civile”. Capito signor procuratore della Repubblica? La smetta e ci lasci lavorare.

Il Papa ha parlato durante l’udienza ai dirigenti e a settemila volontari della Protezione Civile, e ha detto a Bertolaso: “La ringrazio per tutto quello che fa”, secondo l’agenzia Ansa aggiungendo un passaggio ‘a braccio’ al testo predisposto. Prima del proprio intervento e al termine dell’indirizzo di saluto di Bertolaso, il Papa gli ha stretto lungamente le mani. Forse aveva in mente Angelo Balducci, numero due di Bertolaso, pezzo grosso in Vaticano, ora in carcere.

Il Papa ha anche detto: “Le finalità e i propositi della vostra associazione hanno trovato riconoscimento in appropriate norme legislative, che hanno contribuito al formarsi di un’identità nazionale del volontariato di Protezione Civile, attenta ai bisogni primari della persona e del bene comune. Senza volontariato, il bene comune e la società non possono durare a lungo, poiché il loro progresso e la loro dignità dipendono in larga misura proprio da quelle persone che fanno più del loro stretto dovere. L’amore del prossimo non può essere delegato: lo Stato e la politica, pur con le necessarie premure per il welfare, non possono sostituirlo. Esso richiede e richiederà sempre l’impegno personale e volontario. Proprio per questo, i volontari non sono dei ‘tappabuchi’ nella rete sociale, ma persone che veramente contribuiscono a delineare il volto umano e cristiano della società”.

Quello che nessuno ci dice è se questi volontari sono tali come vorrebbe la parola, o sono invece dei professionisti che si chiamano volontari come un altro ci chiama pompiere o infermiere, ma che sono regolarmente stipendiati.

Oltre che “per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di tutti”, il Papa nel suo discorso ha voluto ringraziare ‘fuori programma’ Bertolaso, indicandolo anche con un gesto della mano, “per tutto quello che fa per la società civile e per noi tutti”. Benedetto XVI ha anche ricordato la sua visita dell’aprile sorso a Onna e L’Aquila, dove ha detto di aver “potuto constatare di persona con quanto impegno vi siete prodigati per assistere coloro che avevano perduto i propri cari e le abitazioni”. Tra i regali consegnati a Benedetto XVI  c’era anche un giubbotto dell’organizzazione, che il Papa ha subito indossato, aiutato dal biondo segretario don Georg Gaenswein.
Leggiamo cosa ha detto Bertolaso: “L’Italia intera ed ogni suo cittadino si è vista regalare dalla Protezione Civile un vero straordinario patrimonio operativo, ma soprattutto etico, un valore prezioso che oggi rivendico con orgoglio ed è costituito da donne e uomini che insieme hanno scelto di essere sempre pronti a servire il prossimo”. Bertolaso ha minimizzato l’attuale momento “in cui si vorrebbero confondere le responsabilità di alcuni con il lavoro e ilmerito di moltissimi”. In un sussulto di modestia non ha parlato solo di sé (cosa che si solito fa in terza persona, ma, nel riferirsi a “questo immenso valore di competenze e passione” ha avuto il buon gusto di ricordare i suoi predecessori, con i quali “abbiamo saputo costruire con tenacia e coraggio e che intendiamo a tutti i costi tutelare e difendere”.
Mettendo il dito su una indubbia anomalia mondiale, Bertolaso ha detto che l’Italia “è l’unica nazione che ha dato dignità istituzionale alla presenza e al contributo del volontariato nelle attività di Protezione Civile.”

E poi Bertolaso non ha più retto: “E’ ora di finirla di parlare di scandalo della Protezione Civile: la Protezione Civile è quella genuina, bella, diamo la responsabilità a chi ha colpa ma lasciamo fuori chi lavora ogni giorno per le emergenze. Questi ragazzi non c’entrano nulla, loro sono la parte bella dell’Italia che vogliamo valorizzare e far crescere, anche se c’é qualcuno che cerca di buttare fango su di noi strumentalizzando i fatti”.