Scusi, gli schiavi? Giù in fondo, dove sono i pomodori

ROMA – Scusi, gli schiavi? Giù in fondo, dove sono i pomodori. Riempi un cassone di pomodori ciliegini, 350 chili. Pagato 3, 50 euro a cassone. In una giornata da 15 ore lavorative (ne restano ben nove per dormire, mangiare e andar di corpo) riempi sei cassoni da 350 chili: totale duemilacinquecento chili. Totale pagato 21 euro. Ma da questi leva 8,50 euro da dare al “caporale”, anzi che il “caporale” trattiene alla fonte. Il “caporale” può farlo, è lui che ti sceglie al mercato, mai termine fu più adeguato, del lavoro. Lui che ti porta ai campi, e il trasporto se lo fa pagare, lui che ti controlla e ti incita a riempire i cassoni, lui che ti paga con detrazione. Alla fine della giornata di 15 ore di lavoro incassi dunque al netto 12,50 euro. Africa crudele, sudamerica sperduto, Asia estrema ed arretrata, pezzo di Cina rurale e nascosta? No, Nardò, Puglia, Italia, dalle parti del Salento che è tanto chic andarci in vacanza, due passi dalla taranta e dalla pizzica che fanno tendenza e cultura. Ecco dove si va per incontrare gli schiavi: giù, in fondo alla penisola della sesta o settima potenza economica mondiale.

Schiavi: sui libri di storia che si sfogliano a scuola si legge che la schiavitù è stata abolita, più o meno a metà di due secoli fa. Allora gli schiavi arrivavano per mare, qualcuno, più d’uno, moriva nel viaggio. Erano di pelle più o meno scura, tendente al nero e li portavano prevalentemente dei conduttori arabi e musulmani detti appunto “negrieri”. Qualche volta, anzi spesso, i negrieri erano bianchi, ma il lavoro di raccolta a terra degli schiavi lo facevano gli arabi islamici. Arrivavano in Occidente e venivano messi a lavorare nei campi, se fiatavano passavano guai, si dava loro nulla o appena per sopravvivere. Se morivano di fatica, allora venivano fatti sparire come cadaveri ingombranti, fastidiosi e molesti. Se sopravvivevano, allora venivano tenuti il più possibile separati dalla brava gente. Succedeva allora, alla metà di due secoli fa. Perché,  adesso che succede?

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