ROMA – Lo sciopero generale di venerdì 12 dicembre nel settore dei trasporti sarà solo per bus e metro, ma i treni di Ferrovie dello Stato e Trenord non potranno aderire. A decidere la precettazione Maurizio Lupi, ministro dei trasporti, perché lo sciopero di venerdì è troppo vicino a quello indetto il 13 e 14 dicembre. “Una decisione gravissima, un intervento a gamba tesa”, ha replicato Susanna Camusso, segretaria della Cgil e ospite al videoforum di Repubblica.tv.
La Camusso e Carmelo Barbagallo, segretari di Cgil e Uil, hanno poi ribadito di ritenere la precettazione un atto grave: “E’ nostra intenzione investire dell’accaduto le massime cariche dello Stato”.
“SCIOPERO PRECETTATO” – La sera del 10 dicembre il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha precettato lo sciopero per le ferrovie. Uno stop forzato dello sciopero dettato dal ministero, dopo che il Garante ne ha stabilito l’illegalità perché troppo vicino allo sciopero per il trasporto ferroviario indetto il 13 e 14 dicembre. In una nota il ministero dei trasporti spiega:
“Considerato il fondato pericolo di un pregiudizio grave e imminente ai diritti della persona costituzionalmente tutelati per gli utenti del trasporto ferroviario, il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha emanato questa sera un’ordinanza di precettazione per i dipendenti del suddetto servizio”.
La decisione di Lupi, spiega una nota, arriva in considerazione anche “della segnalazione dell’Autorità di garanzia per gli scioperi” e
“valutata la situazione che verrebbe a crearsi con lo sciopero generale indetto per il prossimo 12 dicembre”.
A chiedere la precettazione è stato il Garante, con il presidente della commissione Roberto Alesse che a Radio 24 ha spiegato:
“L’autorità non fa politica, non è né di destra, né di sinistra, ma adempie in modo scrupoloso al proprio mandato istituzionale. Abbiamo assunto una decisione tecnica. Abbiamo più volte detto ai sindacati di escludere dalla manifestazione del 12 l’intero comparto del trasporto ferroviario. E questo perché era stato proclamato un altro sciopero nello stesso settore per il 13 e il 14. Siccome la concentrazione eccessiva è vietata dalla legge e i sindacati hanno ribadito la volontà di non adeguarsi alle indicazioni dell’autorità”.
“ENTRATA A GAMBA TESA” – La Camusso ha reagito duramente alla precettazione, definendolo su Repubblica.tv un “atto gravissimo”:
“Non credo che la decisione sia stata presa in solitudine, perché è un atto grave. La nostra risposta è in atto, con forme di protesta e di denuncia. Chiediamo la revoca della precettazione. Se il governo la dovesse mantenere, la rispetteremo, ma è atto grave”.
E ha aggiunto:
“Stiamo valutando, non finisce lì perché secondo noi si viola la legge e c’è un uso strumentale della legge. Ma non abbiamo ancora avuto il testo dell’ordinanza, che valuteremo. Lo abbiamo appreso dai giornali. Vorrei sottolineare come le procedure non siano rispettare, con atti unilaterali che alzano i toni del conflitto”.
“INFORMEREMO LE ALTE CARICHE DELLO STATO” – La precettazione “mette in discussione una delle massime espressioni della democrazia” in Italia. La Camusso e Barbagallo hanno ribadito l’intenzione di “avvertire dell’accaduto le massime cariche dello Stato”:
“Siamo di fronte a una inequivocabile lesione del diritto di sciopero sancito dalla Costituzione. La precettazione dei ferrovieri decisa dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture è un fatto gravissimo nella sostanza e per le modalità con cui è maturato. Non era mai successo che nell’immediata vigilia di uno sciopero generale fosse assunta una tale decisione, per di più contravvenendo alle norme e procedure previste in materia dalla legge”.
E aggiungono:
“In precedenti analoghe circostanze, la verifica dell’eventuale compressione del diritto alla mobilità veniva effettuata successivamente allo svolgimento della manifestazione: una compressione che, in questo caso, siamo certi non si verificherà affatto. Al danno, poi, si aggiunge anche la beffa: il Ministero, a precettazione già effettuata, ci ha convocato per oggi pomeriggio (11 dicembre, ndr). Di cosa dovremmo discutere, ora?”.
Secondo i due leader sindacali,
“siamo di fronte a un inequivocabile atto di lesione del diritto di sciopero sancito dall’articolo 40 della Costituzione: un atto discriminatorio nei confronti di una parte di nostri concittadini. Ecco perché questa vicenda va al di là del caso specifico, mettendosi in discussione una delle massime espressioni della democrazia nel nostro Paese”.
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