BOLOGNA – Il primo sciopero nazionale Ikea è stato proclamato per sabato 11 luglio, ma al megastore di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna, i dipendenti giocano d’anticipo e incrociano le braccia già dal giorno prima. Alla protesta organizzata lo scorso 6 giugno di sole 8 ore in alcune città d’Italia contro la disdetta del contratto integrativo aziendale, i dipendenti bolognesi avevano aderito al 90%. Fuori si era stabilito anche un presidio di 150 lavoratori su un totale di 260, dentro c’erano solo 18 manager, un contratto a termine e quattro stagisti. Quel giorno fu coniato lo slogan “No Billy Day”, dal nome della popolarissima libreria componibile dell’Ikea. E sabato, giornata tra l’altro calda per gli acquisti, si replica su scala nazionale.
Sono in tutto 6mila i dipendenti dei 21 punti vendita di Ikea presenti in tutta Italia che sabato resteranno a casa. Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs hanno definito le proposte avanzate dall’azienda per la ridefinizione del contratto integrativo “inaccettabili”. E men che meno la richiesta di trasformare il premio aziendale fisso in elemento variabile, di ridurre “drasticamente” le maggiorazioni per il lavoro domenicale e festivo e di definire un nuovo sistema di gestione turni.
Sempre a Bologna, i dipendenti sono pronti a manifestare indossando magliette con la scritta: “Il prezzo è più basso perché prendono meno i dipendenti”. In un gazebo allestito dinanzi all’entrata del negozio distribuiscono volantini e su un libro aperto raccolgono le testimonianze di quanti vogliono far sentire la loro voce sulla vertenza.