ROMA – Giornata nazionale di sciopero l’11 luglio nei negozi Ikea: a proclamarla i sindacati del commercio Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil “in difesa del proprio contratto integrativo e dei propri diritti”. I lavoratori incroceranno tutti insieme le braccia sabato prossimo: 6mila dipendenti dei 21 punti vendita di Ikea presenti in tutta Italia. Uno sciopero nazionale, il primo per il colosso mondiale del mobile low cost, proclamato da Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs contro le proposte definite “inaccettabili” avanzate dall’azienda al tavolo delle trattative per la ridefinizione del contratto integrativo.
Anche la multinazionale svedese, dunque, deve fare i conti con la combattività dei sindacati italiani che già non avevano digerito la disdetta unilaterale del contratto integrativo effettuata dall’azienda nei mesi scorsi. E men che meno la richiesta, oggi, al tavolo del negoziato aperto dopo un primo sciopero a scacchiera il mese scorso, di trasformare il premio aziendale fisso in elemento variabile, di ridurre «drasticamente» le maggiorazioni per il lavoro domenicale e festivo e di definire un nuovo sistema di gestione turni.
La decisione, spiega la Filcams, “dopo la disdetta unilaterale di tutta la contrattazione integrativa e le prime otto ore di sciopero territoriale a giugno”, è stata presa “dopo aver registrato il permanere di posizioni ancora troppo distanti” nell’incontro di venerdì scorso. L’11 luglio ci sarà quindi un secondo sciopero dopo quello del 6 giugno. In quell’occasione non tutti i lavoratori aderirono, cosa che consentì comunque l’apertura dei negozi. L’11, quindi, a seconda dell’adesione allo sciopero potrebbero esserci dei disagi per i clienti considerando anche che si tratta di un sabato e quindi di una giornata “calda” per gli acquisti.
“L’azienda insiste con pervicacia a voler mettere mano alle buste paga dei lavoratori, trasformando un elemento fisso del salario in elemento legato a indicatori variabili”, afferma Giuliana Mesina, della segreteria nazionale Filcams, anche “riducendo sensibilmente la percentuale di maggiorazione per il lavoro domenicale e festivo”.