Sciopero Tir, i Forconi: “Da lunedì stoppiamo la benzina”

CATANIA – Benzina di nuovo a rischio da lunedì 6 febbraio: il Movimento dei Forconi ha infatti annunciato che metterà dei presidi davanti alle raffinerie e ai pontili degli impianti per non permettere l’imbarco di carburante che viene esportato fuori dalla Sicilia. Manifestazioni di protesta sono in programma anche davanti alle sedi di Serit e Agenzia delle entrate.

Dopo una settimana di tregua, i rappresentanti del Movimento dei Forconi riuniti in assemblea alle Ciminiere di Catania hanno deciso di riprendere la protesta. Gli agricoltori intendono anche allestire gazebo fuori dai municipi e dalle principali sedi della Serit, l’Equitalia siciliana.

Mariano Ferro, leader dei Forconi, ha promesso che le azioni di protesta non “penalizzeranno più i siciliani e l’economia isolana”. Ma i pescatori minacciano di bloccare i principali porti della Sicilia. “Bloccheremo i porti siciliani – ha annunciato il portavoce Fabio Micalizzi – faremo dei presidi a Catania, Palermo, Siracusa, Messina e Termini Imerese. Saremo al fianco dei forconi e del movimento forza d’urto”.

“Il presidente Lombardo – ha detto Ferro – purtroppo è scivolato su una buccia di banana, perché ha dichiarato che ci stiamo divertendo davanti alle telecamere. Ma noi non abbiamo bisogno di divertirci, rappresentiamo una parte dei siciliani, quella parte che lavora e non guadagna. Ci siamo stancati di essere presi in giro e di essere catapultati da un tavolo all’altro. Vogliamo chiarezza. Ma non torneremo a fare i blocchi stradali e a dare fastidio ai cittadini. Chiediamo l’applicazione del nostro Statuto che prevede già la defiscalizzazione della benzina”.

Riguardo alle dichiarazioni del presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, in merito alle infiltrazioni mafiose nelle proteste, Ferro ha detto: “A Lo Bello non rispondo, dico solo che bastava essere più chiaro e dire state attenti, in ogni caso non conosciamo quella persona che è stata arrestata”.

Ferro non ha escluso che il movimento possa costituire un partito. La Confederazione italiana agricoltori della Sicilia (Cia) ha fatto i conti dopo lo sciopero degli autotrasportatori: che sarebbe costato all’agricoltura e alla zootecnia siciliana 70 milioni.

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