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Sciopero Tir: svegliarsi in un Italia senza benzina, cibo, medicine…

di Emiliano Condò |24 Gennaio 2012 20:46

Italia in tilt

ROMA – Vi alzate di buon’ora al mattino. Dovete fare la spesa. Al supermercato, però, dovete arrivarci a piedi: la macchina è a secco già da qualche giorno. Arrivate al supermarket più vicino e la scena è più o meno quella da fine dell’Unione Sovietica: vuoto il banco del pane, vuoto quello delle verdure. Di latte se ne trova ancora un po’, ma solo a lunga conservazione.

Scenario apocalittico? Forse. Di sicuro scenario non lontano dalla realtà e vicinissimo alle intenzioni di chi gestisce e guida la protesta dei tir che da due giorni sta paralizzando l’Italia. Anche perché il blocco, nelle intenzioni di chi piazza i tir lungo i caselli e sulle strade di grande scorrimento, dovrebbe durare fino a venerdì. Con un obiettivo preciso: prendere l’Italia per fame. Significa che se non interviene il governo (con una trattativa credibili o con le maniere spicce) a fine settimana ci saranno scene da “carestia”, con tanto di pane razionato e gente che si litiga l’ultimo cespuglio di insalata.

In alcune zone d’Italia, del resto, la “carestia da blocco” è già realtà. In Puglia la benzina è quasi introvabile. A Napoli si possono passare ore in coda alla pompa. A Genova i benzinai hanno chiuso, così come a Massa. E anche nella capitale iniziano le prime code e le prime resse. E dove c’è domanda spuntano gli sciacalli. Come ad Avellino dove un distributore è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza dopo che, in un solo giorno, i prezzi erano aumentati “misteriosamente” del 10%.

Sempre a Roma il centro agroalimentare è quasi vuoto: oltre a frutta e verdura manca il 90% del pesce. La distribuzione dei generi alimentari arranca in tutta Italia.

Si ferma, ovviamente, anche l’industria con la Fiat chiude per due giorni: saranno 4200 le auto non prodotte a causa dello sciopero. Ancora qualche giorno e il rischio è che persino le ambulanze rimarranno a terra. Nel Lazio la Cotral ha fatto sapere che il servizio di bus extraurbani sarà a rischio. In Sicilia, in Campania ma anche al nord potrebbero saltare i tradizionali mercati rionali. Il sindaco di Casoria, vicino Napoli, ha consigliato ai cittadini di tenere i rifiuti in casa, perché difficilmente la raccolta funzionerà.

Significa che al lavoro, ferma restando la situazione attuale, non si potrà andare. Senza benzina, infatti, non funzionano neppure i mezzi pubblici. E significa anche che chi non è stato previdente dovrà arrangiarsi per qualche giorno dando fondo alle scorte di surgelati e scatolame.

Se possibile c’è anche di peggio. Anche i farmaci, come del resto il 90% delle merci, arrivano nelle farmacie su gomma. E alcuni farmaci non possono mancare, neppure per un paio di giorni.

Oggi, però, il governo, dopo i primi segni di insofferenza, ha iniziato a muoversi. A parlare in Senato è stato il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri che ha affidato ai prefetti il compito di “far ricorso all’adozione di apposite, mirate ordinanze contingibili e urgenti”. Resta il dettaglio del “come”. Mario Monti invita a valutare caso per caso. Di certo, però, di tempo non ce n’è anche perché, stando alle stime di Coldiretti, il fermo dei tir costa attorno ai 50 milioni al giorno.

Intanto a Busto Arsizio (allo scalo Hupac) il blocco è stato aggirato con destrezza: la polizia si è messa d’accordo con i manifestanti per far circolare i mezzi con carico pericoloso. Aperto il varco si sono accodati una novantina di tir che lo sciopero non volevano farlo. Una goccia nell’oceano di camion fermi. Non abbastanza per evitare un week end di carestia.

 

 

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