ROMA – Sconto distanza: si riapre con due metri di distanza indicata come necessaria e protettiva.
Distanza tra clienti, avventori, lavoratori. Distanza tra persone in uno stesso luogo, sia questo un negozio, un ristorante, una bottega, una palestra.
Distanza perché (meglio ripeterlo, si tende a dimenticarlo) il contagio si trasmette da individuo a individuo, per ravvicinato contatto tra umani.
Il resto, il coronavirus preso perché hai toccato una maniglia o una busta infetta, è come si dice ipotesi di scuola. Cioè può succedere, però più o meno con le stesse possibilità di essere colpiti da un fulmine.
Quanti metri di distanza allora proteggono dal contagio? Qualunque numero è sbagliato. Sbagliato perché l’indicazione medico sanitaria non può essere tradotta sempre e comunque in norma di legge. La traduzione da misura sanitaria a regola legale è sempre imprecisa, approssimativa, opinabile. Non di rado rifiutata.
Quanti metri di distanza proteggono dal contagio? Dipende. Dipende da un sacco di cose.
Cose oggettive, tipo il tempo del contatto ravvicinato tra due o più persone. Oppure dipende dalle accortezze che queste persone adottano, ad esempio le mascherine per davvero, indossate non come un capo di abbigliamento più o meno imposto.
Cose molto soggettive, tipo la tollerabilità sociale ed economica della distanza in metri necessaria a proteggere dal contagio.
Quanti metri? Si è chiesto, con testardaggine ingenua e proterva al tempo stesso, ai medici di fissare la cifra. Come esistesse una cifra assoluta che in realtà non esiste. Lo si è chiesto per farci una legge, un regolamento.
Si è detto un metro, ma anche 1,80 e poi la distanza di due braccia che, tese l’una verso l’altra, si sfiorano ma non si toccano. E poi di nuovo un metro sui bus e in metro. O quattro metri al ristorante, o cinque in spiaggia. O ancora un metro e mezzo nei negozi.
Subito son partite comparazioni demenzial corporative: perché un metro sui bus e di più al ristorante? Perché, tanto per dirne una, sul bus non si sta senza mascherina, non si mangia, non si parla mangiando.
Subito son partite definizioni e rivendicazioni dalla eterea fondatezza. Una su tutte: “regole assurde”. Assurde rispetto a cosa? Se il parametro è la sostenibilità economica di un ristorante o di una compagnia aerea, le regole della distanza in metri sono sì penalizzanti al limite della inapplicabilità e anche oltre.
Ma quella stessa distanza è tutt’altro che assurda se il parametro è la protezione dal contagio.
Per proteggersi dal contagio ci vogliono distanze tra persone incompatibili con molte attività commerciali e lavorative. O almeno incompatibili con il fatto che queste attività possano svolgersi in termini di sostenibilità economica.
Non c’è trattativa, “tavolo” (con i rappresentanti sindacali di coronavirus?) che possa annullare questa incompatibilità. Non c’è governo nazionale o regionale o associazione di categoria o task force di esperti di settore che possano rimuovere questa incompatibilità.
Eppure una trattativa sui metri di distanza è partita. Trattativa dai toni accesi, con frasi imperiose e accorate angosce e accennate rivolte.
Trattativa che va a concludersi con uno sconto distanza che tanto somiglia ad un facciamo a metà strada e non se ne parli più: due metri si avvia ad essere la cifra di distanza là dove si riapre.
Due metri che somigliano tanto, da parte del governo, ad un: io ve l’ho detto, poi fate un po’…
Infatti Regione per Regione e forse anche Comune per Comune i due metri sono in via di accorciamento e sotto preventiva tolleranza.
In via di accorciamento e sotto preventiva tolleranza i due metri poi lo saranno anche locale per locale, spiaggia per spiaggia, negozio per negozio, ristorante per ristorante. Poi…si vede come va.
Non solo come va l’epidemia. Di fronte alla distanza dei due metri che nei fatti sempre più si accorcia e se si fa più corta si tollera, che farà il cliente tipo di bar, ristoranti, stabilimenti balneari, negozi, treni, aerei? Tornerà a consumare beni e servizi più o meno come prima, aderendo all’accorciamento, accomodandosi nella tolleranza? O resterà, prudente, distante da beni e servizi forniti di fatto a metri accorciati?
O ancora: il cliente consumatore troverà troppo disagevole usufruire di beni e servizi formalmente fruibili con modalità anti contagio e comunque senza neanche la certezza del rispetto reale della prevenzione? Comunque la giri, per commercio, turismo e trasporti e ristorazione un presente e un immediato futuro nerissimi. Nonostante abbiano, stiano di fatto vincendo la battaglia del metro e abbiano ottenuto lo sconto distanza.