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Scontri a Roma, gli studenti fermati fuggono da Facebook

di Maria Elena Perrero |17 Dicembre 2010 15:56

Via da Facebook, per evitare speculazioni, come molti avvocati consigliano in questi casi: dei 23 ragazzi fermati per gli scontri dello scorso 14 dicembre a Roma solo in tre hanno ancora il profilo attivo, uno non è aggiornato da mesi, un altro ha la ”bacheca” non visibile.

L’unica pagina che dà conto di quanto accaduto è quella di uno studente di Bologna, che il 16 dicembre i giudici di piazzale Clodio hanno mandato a casa: nessun commento sugli scontri, se non un ”Riccardo tieni duro”, accompagnato dal link a un video di Youtube postato da un suo amico: ”La polizia si accanisce sui manifestanti”.

Eloquente l’ultimo messaggio lasciato da Riccardo: ”Si parte!”. ”Vai a Roma?”, chiede un amico. Nessuna risposta. Gli altri hanno fatto in tempo a disattivare i profili. Troppo facile, dopo che nome e cognome sono stati resi noti, entrare nelle vite degli altri. E così quella che era stata la novità, sotto il profilo della comunicazione, della protesta degli studenti delle ultime settimane, rimane muta sull’identità dei ragazzi che hanno pagato per gli scontri.

Più attivi nel lanciare messaggi di solidarietà i collettivi e i movimenti promotori della manifestazione: ”Caro Alemanno – si legge sulla pagina Facebook della rete Uniriot – Roma siamo noi, Roma è città aperta, Roma sostiene l’indignazione, la voglia di futuro, la guerra dell’intelligenza che vi sta spazzando via! Uniriot abbraccia tutti gli studenti che hanno passato due giorni in carcere, liberi tutti”.

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