Scuola: classe ghetto; genitori, dati ministero scorretti

MILANO, 3 SET – Il provvedimento con cui il Ministero dell'Istruzione, universita' e ricerca non ha approvato la formazione della prima classe della scuola elementare di via Paravia a Milano, e' basato su ''dati scorretti'' e, se fossero applicati rigidamente i criteri previsti dalla circolare ministeriale che indica di non superare il 30% degli alunni stranieri per classe, sarebbero ''40 le scuole elementari a rischio a Milano''.

A sostenerlo e' il consigliere provinciale milanese del Pd, Diana De Marchi, la quale da tempo ha a cuore le sorti della scuola in zona San Siro a Milano che definisce ''l'ultimo baluardo di socialita', l'ultimo centro di aggregazione rimasto nel quartiere'', con le sue multiformi attivita'.

I dati del Ministero, che ieri ha fatto sapere di non aver autorizzato la costituzione della classe prima, ad avviso di De Marchi, ma anche dei genitori che hanno figli nella scuola, rappresentati da Domenico Morfino, sono ''scorretti'' perche parlano di dieci alunni e tutti stranieri, quando in realta' ''le iscrizioni sono 15'' .

''Due dei bambini sono italiani – spiega il consigliere Pd – mentre tutti gli altri sono nati in Italia e qui hanno frequentato l'asilo: non si pongono quindi quei problemi di alfabetizzazione di cui parla la circolare, e tutti rientrano nella deroga concessa dal provveditore regionale (riguardante gli studenti stranieri scolarizzati in Italia ndr.)''.

Morfino , da parte sua, ricorda le varia iniziative messe in campo per scongiurare lo scioglimento della prima classe: la manifestazione dello scorso giugno (''apolitica: vi hanno partecipato anche i sacerdoti della zona, suore, commercianti'', spiega), la lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha risposto, un ricorso urgente presentato dall'associazione 'Avvocati per niente' contro il provvedimento ministeriale che giudicano ''discriminatorio''.

De Marchi e Morfino esprimono un rammarico. ''Abbiamo cercato informazioni per mesi all'ufficio scolastico provinciale – spiegano -. La risposta e' arrivata dai giornali''.

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