Scuola, concorso presidi: 100 quesiti in 100 minuti. Meglio non rispondere che sbagliare... Scuola, concorso presidi: 100 quesiti in 100 minuti. Meglio non rispondere che sbagliare...

Scuola, concorso presidi: 100 quesiti in 100 minuti. Meglio non rispondere che sbagliare…

Scuola, concorso presidi: 100 quesiti in 100 minuti. Meglio non rispondere che sbagliare...
Scuola, concorso presidi: 100 quesiti in 100 minuti. Meglio non rispondere che sbagliare…

ROMA – Cento minuti per rispondere a cento quesiti al concorso per i presidi della scuola pubblica. Se la risposta è giusta si guadagna un punto, se è sbagliata si perono 0,3 punti e se non si risponde non si vince né si perde nulla. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] E allora, in caso di dubbio, meglio non rispondere affatto che rischiare…

Peccato non si tratti di un quiz in tv ma della prova per selezionare 2.425 nuovi dirigenti scolastici, destinati ad occupare i 1.189 posti vacanti e le 1.748 reggenze, quelle situazioni in cui uno stesso preside si trova, per carenza di personale, a dover dirigere due istituti.

Il concorso era molto atteso, non se ne svolgeva uno dal 2011. Ma diversi aspetti si sono rivelati critici. Tra questi, proprio quelle domande in stile quiz: “Le cento domande previste del test, a cui rispondere in cento minuti, vengono scelte da un librone di 4.700 quesiti diffuso online nelle scorse settimane. Sarà quindi una prova mnemonica. Lo trovo insensato –  aveva spiegato alla vigilia del concorso Mario Rusconi dell’Anp (Associazione nazionale dirigenti pubblici) -. Non è con queste modalità che emerge un buon dirigente. Bisognerebbe dare più rilievo al curriculum di un insegnante”. Nonostante le criticità, al concorso si sono presentati in oltre 34mila, anche se gli ammessi allo scritto sono stati 8.736: gli 8.700 previsti dal bando più 36 candidati che risultano a pari merito.

Eppure, come sottolinea al quotidiano Leggo Marcello Pacifico, segretario nazionale Udir, “si tratta di una modalità di selezione già utilizzata nei concorsi che non rende giustizia a chi si è preparato a dovere. Anche perché sbagliare risposta equivale a non darla: è la stessa cosa”. Si annunciano ricorsi.

 

 

 

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