Scuola: dad, doppi turni, Dpcm...studenti dallo sciopero alla protesta permanente: "Nessuno ci ha ascoltati" Scuola: dad, doppi turni, Dpcm...studenti dallo sciopero alla protesta permanente: "Nessuno ci ha ascoltati"

Scuola: dad, doppi turni, Dpcm…studenti dallo sciopero alla protesta permanente: “Nessuno ci ha ascoltati”

Scuola in pieno caos da pandemia: tra Dad sì e Dad no, doppi turni, turni pomeridiani. Il rientro di gennaio (in presenza) per molti è stato solo sulla carta. E allora gli studenti delle superiori si mobilitano: prima lo sciopero del cosiddetto Movimento No Dad. Ma ci sono anche altri problemi: uno su tutti, la divisione in doppi turni. Che alcuni giudicano inadeguata perché il “sistema scuola non è pronto ad affrontarlo”.

Il Liceo Classico Giulio Cesare di Roma (zona Trieste) è una delle tante scuole che si sono organizzate in questo insolito gennaio caldo. Noi di BlitzQuotidiano abbiamo fatto una chiacchierata con Marcella Arena, una delle rappresentanti di istituto. E una delle promotrici della tre giorni di sit-in organizzata dagli studenti della scuola. 

Quello che viene fuori prepotentemente è il desiderio, la necessità che gli studenti hanno di far sentire la propria voce. Di far capire quanto la scuola sia stata svilita in questo periodo. Di chiedere un confronto tra istituzioni e mondo della scuola. Cioè coloro che queste decisioni vanno a colpire direttamente.

Scuola: sciopero e sit-in contro Dad e doppi turni

Marcella racconta come è stata strutturata la protesta del Giulio Cesare nel rientro post vacanze natalizie. “Il giorno 11, 12 13 gennaio il liceo Giulio Cesare ha proclamato lo sciopero generale attraverso una modalità di sit-in.

La scuola è stata divisa in tre gruppi e ogni gruppo si è recato in giorni diversi a Piazza Trasimeno (dove c’erano le X a terra per far rispettare il distanziamento). Sciopero in 3 giorni proprio per consentire a tutti di partecipare senza creare assembramenti”. Va ricordato che la Regione Lazio ha deciso di tenere gli studenti in Dad almeno fino al 18 gennaio.

Scuola: i motivi della protesta

Racconta ancora Marcella: “Il nostro obiettivo era protestare su due punti. Da un lato volevamo contestare le proposte del governo per il rientro. In particolar modo l’ipotesi delle fasce orarie che avrebbero prolungato la giornata dello studente fino a pomeriggio inoltrato. Impedendogli di fatto di poter avere una vita oltre la scuola. Oltretutto il mondo scolastico non è strutturato per riuscire a seguire questi turni”.

La studentessa individua un altro problema, quello della mancanza di un piano ben strutturato e organizzato. “D’altra parte la protesta è stata fatta contro la stessa Dad. Se a marzo era indispensabile, da settembre è diventato lo strumento che le istituzioni hanno utilizzato per lasciare i ragazzi a casa aspettando che la curva dei contagi scendesse.

La curva non è scesa e noi siamo in una situazione scolastica che ha risentito non solo dal punto di vista didattico. Ci sono infatti anche dei risvolti psicologici, visto che sono stati ridotti all’osso i contatti personali”.

La protesta come occasione di dibattito

“Il sit-in voleva ricreare quel dibattito, quel confronto, quel dialogo, che dovrebbero essere centrali nel mondo della scuola. Durante questi giorni ci sono stati comitati straordinari studenteschi, nei quali (oltre a reclamare i motivi della protesta e portare le proposte che noi rappresentanti di istituto abbiamo elaborato) si è creato uno spazio in cui tutti gli studenti potevano esprimere il proprio disagio e portare altre proposte. Proposte che sono state poi racchiuse in un unico documento.

Ciò che ha mosso i ragazzi del Giulio Cesare non è solo la Dad, ma anche il fatto che nel momento in cui c’era stata la prospettiva di una riapertura delle scuole, l’unica alternativa alla Didattica a Distanza è stata la proposta dei doppi turni”.

Infine, l’appello alle istituzioni perché nasca un dialogo vero, sincero, col mondo della scuola. “La prima istanza che abbiamo portato all’attenzione del Miur e della Regione Lazio è che le istituzioni almeno ascoltino gli studenti per quelli che sono i loro bisogni. Le decisioni prese fino ad oggi ci sembrano frutto del mancato confronto con i protagonisti del mondo della scuola”.

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