Scuola: i prof più soddisfatti? Gli italiani

ROMA, 20 GIU – Pagati poco, spesso oberati di adempimenti burocratici, gli insegnanti italiani sono nonostante tutto soddisfatti del proprio lavoro, anzi sono i piu' soddisfatti a dare un'occhiata anche oltre confine.

E' quanto emerge dall'indagine internazionale Ocse-Talis sulla percezione che i docenti hanno del loro 'status' diffusa oggi dalla Uil scuola, stupita che il ministero dell'Istruzione, che pure ha aderito al progetto e partecipato alle spese, non abbia ritenuto di dare poi conto dei risultati dello studio.

La ricerca e' stata condotta in 23 paesi su un campione significativo di insegnanti e presidi di scuola superiore di primo grado.

Ben il 95% dei docenti di scuola media ha dichiarato di essere appagato del proprio lavoro, anche in relazione al clima disciplinare in aula e al rapporto con gli studenti, facendo registrare nella classifica internazionale 6 punti percentuali in piu' rispetto alla media (89,6%) seguiti dai colleghi sloveni, belgi, messicani, bulgari e austriaci. A essere i meno soddisfatti sono gli australiani (82,4%) e poi gli ungheresi, i turchi, i brasiliani e i portoghesi.

I prof italiani, tuttavia, si lamentano di dover utilizzare il 14% del tempo per mantenere l'ordine in classe. Piu' alto della media dei 23 paesi e' anche il tempo che e' sottratto all'insegnamento per espletare troppi adempimenti burocratici (8,8%). Una situazione che accomuna gli insegnanti italiani a quelli spagnoli.

Tra i temi affrontati nell'indagine c'e' anche quello della partecipazione ad attivita' di sviluppo professionale. Se in tutti i Paesi, la partecipazione a questo genere di attivita' e' piuttosto ampia, l'Italia si colloca sotto la media per numero di insegnanti coinvolti. Per quanto riguarda, invece, il numero medio delle giornate impegnate, si va da un minimo di 5,6 giorni dell'Irlanda a un massimo di 34 giorni del Messico, attestandosi la media di tutti i Paesi a 15,3 giorni medi. I docenti italiani, al quarto posto, si situano abbondantemente al di sopra della media con 26,6 giornate medie. Eppure gli insegnanti italiani esprimono una diffusa domanda di formazione, superiore di 10 punti alla media dei colleghi delle altre nazioni e per loro rappresentano priorita' l'insegnamento a studenti con bisogni speciali (35,3%), l'esigenza di migliorare la pratica didattica (34,9%), l'accrescimento delle competenze nel proprio ambito disciplinare (34%).

Un passaggio dello studio e' dedicato alla valutazione. Se il 13,8% dei docenti dei 23 paesi esaminati dichiara di non aver ricevuto alcun tipo di valutazione, per gli italiani questa percentuale sale al 20%. Per quanto riguarda la valutazione interna quasi la meta' degli insegnanti italiani e' impegnata almeno una volta l'anno nelle pratiche di autovalutazione della scuola, livello simile alla media degli altri paesi. Sul fronte della valutazione esterna, invece, oltre il 60% dei nostri insegnanti non e' mai stato coinvolto (negli altri paesi il livello di quanti non hanno ricevuto mai una valutazione e' mediamente intorno al 30%).

Infine, si e' indagato sulle sulle ricadute della valutazione nella vita professionale dei docenti. L'incremento della retribuzione e' assolutamente marginale per la media dei Paesi: si verifica nel 9,1% dei casi, mentre in Italia e' dichiarato nel 2%. Altri premi di natura economica o bonus sono mediamente attribuiti all'11% dei docenti, mentre la semplice gratificazione che deriva dall'apprezzamento del preside e dei colleghi, che riguarda il 36,4% degli insegnanti dei paesi presi in considerazione sale al 46,4% nel caso dell'Italia. Insomma, ''grazie'' pare essere il riconoscimento piu' diffuso in Italia.

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