Scuola, mascherine o no? E poi banchi, scuolabus…la lunga battaglia tra governo e Regioni

A scuola si torna il 14 settembre. Questo sembra certo. Ma come si torna a scuola? Con le mascherine in classe o senza? Con i banchi singoli o no?

Il 14 settembre si avvicina ma il rientro a scuola è ancora un rebus. Nebulose sono regole, soprattutto non c’è accordo tra governo e enti locali (leggi governatori).

Da una parte il governo centrale che spinge per il rispetto delle linee guida del Comitato tecnico scientifico. Dall’altro lato le Regioni, a cui le linee guida (leggi mascherine obbligatorie) vanno strette. E all’inizio delle lezioni mancano poco più di due settimane.

Non solo, anche i virologi sono divisi (e sai che novità): c’è chi dice che gli studenti dovrebbero indossare le mascherine. C’è chi dice che indossare le mascherine per 5-6 ore di seguito è impensabile.

Scuola e mascherine: governatori contro governo

Un deciso “no” alle mascherine in classe e un avvertimento. “Impossibile ripartire così senza evitare il caos dei trasporti, perché in molti rischiano di non raggiungere istituti o luoghi di lavoro”. E’ un dialogo difficile quello tra Regioni e governo, che non hanno ancora trovato la quadra.

La squadra su scuolabus e dispositivi di protezione in vista dell’inizio delle lezioni e della ripresa delle attività. Dopo il vertice dei governatori con i ministri Boccia, De Michelis, Speranza e Azzolina, emerge la necessità di un coordinamento permanente, in particolare sul nodo del trasporto pubblico locale su cui pesa il continuo braccio di ferro tra le Regioni, che puntano a ‘viaggiare’ a pieno carico, e il Comitato Tecnico Scientifico.

Sul tavolo ci sono le proposte dei territori vagliate in queste con un po’ di scetticismo dagli scienziati. Scienziati che godono del pieno appoggio del ministro della Salute.

Le divisisioni sugli scuolabus

Dai separatori morbidi tra i passeggeri sui mezzi al controllo della temperatura a bordo. Fino alla rimodulazione degli orari delle scuole. Ci sono diverse idee contenute nel report della Commissione Trasporti delle Regioni affinché si possa derogare al distanziamento di un metro sui mezzi.

“Se non si interviene in questi giorni chiarendo i limiti delle capienze sul trasporto pubblico locale si rischia il caos”, tuona senza mezzi termini il governatore dem dell’Emilia Romagna Bonaccini, anche presidente della Conferenza.

E il suo vice, il governatore ligure Toti, affila la lama: “L’ennesima riunione con il governo si è conclusa con un nulla di fatto. Dobbiamo far muovere milioni di persone e sappiamo benissimo che di qua al 14 settembre non ci sono risorse materiali di implementare il servizio Tpl, se non in percentuale bassa. A questo punto il governo decida quali sono le categorie che hanno il diritto di spostarsi sui mezzi per andare al lavoro e quali no”.

A provare ad evitare strappi sono innanzitutto i ministri Boccia e De Micheli. Quest’ultima è disponibile all’apertura sulle proposte dei governatori. Il ministro delle Autonomie annuncia un “coordinamento permanente con Regioni e enti locali fino all’avvio dell’anno scolastico per intervenire in tempo reale sulle necessità”. Tra le idee spunta anche quella di eventuali deroghe al metro di distanza sui bus. Deroghe basate sul “principio del gruppo abituale esteso ai componenti della stessa classe”. Come ipotizzato dal presidente della Commisione Trasporti, Fulvio Bonavitacola.

Il Cts ha ribadito alcune misure. Come la necessità dell’ausilio di ulteriori mezzi per aumentare le corse ma anche ridurre le tratte, l’uso dei separatori ‘antigoccioline’. O ancora l’adozione di sistemi con filtri innovativi per un maggiore ricambio dell’aria a bordo. Ma anche l’utilizzo di bus privati, una diversificazione degli orari di apertura delle scuole (con due blocchi orari in particolare per le superiori, nella fascia 7,30-9,30).

Il dibattito sulle mascherine

In vista del 14 settembre resta ancora da superare il dibattito sulle mascherine. Il Commissario Arcuri, che ha partecipato al vertice, ha fatto sapere che saranno distribuiti da venerdì prossimo i primi banchi monoposto. Andranno agli istituti. 

Inoltre è appena cominciata la distribuzione dei dispositivi di protezione e gel per le varie scuole. Ma le Regioni annunciano un muro nel caso in cui, con il continuo trend di aumento dei contagi, dovesse passare la linea della mascherina obbligatoria per gli alunni in classe.

“E’ una visione ampiamente condivisa in Conferenza”, spiega Toti. Lui, insieme ad altri governatori, tende ad escluderla soprattutto per le elementari. In tal caso l’unica possibilità a cui aprirebbero i governatori è quella di valutare, laddove non fosse possibile il distanziamento, “l’utilizzo dei dispositivi di protezione in maniera differenziata nei territori con parametri di riferimento variabili a seconda degli indici di contagio e di eventuali focolai”.

E lo stesso viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ammette: “o c’è la distanza di un metro o c’è la mascherina”. E ancora: “Serve buon senso. Sarà molto difficile farla tenere a bambini da 6 e 10 anni”.

Ma al momento la posizione del Cts resta la stessa. esclusi i bimbi da 0 a 6 anni, la mascherina va indossata laddove non si riesca a rispettare il distanziamento e quando non si è seduti al banco.

I virologi divisi

Protettive e indispensabili. Anzi no, troppo fastidiose e perfino dannose. Le mascherine a scuola continuano a suscitare pareri contrastanti tra gli esperti. Esperti che propongono soluzioni differenti dividendosi tra prudenti e possibilisti.

Ancora troppo pochi, dicono, i dati scientifici disponibili per dare indicazioni chiare e univoche. Troppe anche le incognite, come la possibilità di garantire il rispetto di distanziamento e norme igieniche in aula come in palestra. E così resta il buon senso a fare da guida.

“Ci sono pochi dati scientifici sull’argomento: è difficile ricavarli vista la varietà di situazioni in cui può essere usata la mascherina”, spiega Carlo Signorelli, professore di Igiene all’Università Vita-Salute del San Raffaele. “Di certo la mascherina aumenta la protezione dal contagio, ma bisogna commisurare l’obbligo di indossarla con le attività che devono essere svolte: per questo ha senso che a scuola venga usata negli spostamenti, all’ingresso e all’uscita, e nell’intervallo, quando è più difficile mantenere la distanza”.

Michele Riva, medico del lavoro e ricercatore all’Università di Milano-Bicocca, sottolinea invece che “il distanziamento funziona se si rispettano rigorosamente le norme igieniche, come starnutire o tossire nella piega del gomito, cosa non sempre scontata. Per questo nelle prime settimane di riapertura, a scopo cautelativo, consiglierei la mascherina anche in classe: si potrebbe poi allentare gradualmente l’obbligo a seconda dell’andamento dei contagi”.

“Impossibile che bambini la indossino per 5 ore”

Per molti, però, una misura del genere resta comunque di difficile applicazione. “È impossibile ipotizzare che ragazzini e bambini possano indossarla per cinque ore di seguito, non ce la faccio neanche io”, ammette Massimo Galli, responsabile del reparto Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano.

“È importante che la portino all’ingresso e all’uscita da scuola; durante l’intervallo pure, ma vedo difficile fare la merenda con la mascherina in faccia”, aggiunge l’esperto. Alcuni ipotizzano che oltre a essere fastidiose, le mascherine possano addirittura causare difficoltà di respirazione e concentrazione, “ma al momento ci sono solo pochi dati preliminari che derivano da piccoli studi: i risultati possono voler dire tutto e il contrario di tutto”, sottolinea Riva.

“È possibile che le mascherine diano fastidio e di conseguenza possano causare distrazione – aggiunge Signorelli – ma si tratta di un fattore personale: qui si tratta di trovare regole comuni che vadano bene per tutti”. L’unico punto su cui non sembrano esserci pareri molto disconrdanti è quello dell’uso della mascherina durante l’ora di educazione fisica, un momento critico su cui va posta la massima attenzione.

“In questa situazione la mascherina non ha molto senso perché si può spostare e bagnare, risultando inefficace. L’importante, soprattutto al chiuso – conclude Riva – è aumentare il distanziamento oltre il metro e magari optare per attività che non aumentino troppo l’emissione di goccioline respiratorie”. Fonte Ansa

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