Sea resta fuori da Piazza Affari

Il presidente di Sea, Giuseppe Bonomi (Foto Lapresse)

MILANO – Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Milano Linate e Malpensa, non va in Borsa. All’ultimo giorno dell’offerta si è chiuso il percorso che avrebbe dovuto portare la società di Giuseppe Bonomi nel listino di Piazza Affari il prossimo 6 dicembre. Troppo forte l’azione di disturbo del socio di minoranza F2i.

Lo strappo si è verificato alla chiusura del book, il 30 novembre, quando le banche che coordinavano l’operazione, da Mediobanca a UniCredit fino a Intesa Sanpaolo, hanno verificato con mano che non c’erano le basi per andare avanti con la quotazione.

Le richieste non coprivano infatti il 50 per cento dell’offerta e il prezzo individuato risultava di poco sopra gli 800 milioni, cioè il valore minimo riconosciuto dalla forchetta di prezzo tra 3,2 e 4,3 euro (il massimo era a 1,075 miliardi).

A scatenare tutto questo, secondo Bonomi e gli azionisti pubblici sarebbe stato lo scontro, a offerta aperta, tra il vertice dell’azienda e il socio di minoranza, F2i, fortemente risentito per il prezzo di quotazione, che avrebbe causato una significativa minusvalenza per il fondo stesso.

Uno scontro che ha visto l’Sgr di Vito Gamberale far intervenire, prima, la Consob per un’integrazione al prospetto di quotazione; e poi il vicepresidente in quota a F2i per bocciare la proposta di distribuire un dividendo pari al 70% dell’utile, visto che il quesito non era mai stato affrontato in Cda.

Insomma, un mix di fattori che ha gettato più ombre che luci sull’ambizioso piano di quotazione della Sea. E proprio per questo adesso la guerra non si può dire conclusa.

A esprimere indirettamente contrarietà verso il fondo di Gamberale è stato proprio il primo azionista, il Comune di Milano, attraverso il sindaco Giuliano Pisapia: ”Chi ha fatto ricorsi infondati se ne assumerà tutte le responsabilità in caso di insuccesso”, ha tuonato in mattinata.

”Serve massima chiarezza”, ha aggiunto, è ”giusta la decisione presa del Cda, bisogna tutelare il bene pubblico oltre all’ interesse dell’azienda”.

E così il Cda della Sea ha dato mandato al presidente Bonomi di ”compiere ogni atto necessario e opportuno al fine della tutela dell’azienda in seguito al fallimento del processo di quotazione”.

La Consob, la commissione che vigila sulle società e la Borsa, ha già fatto sapere che la vicenda Sea ”non si è chiusa con il ritiro dell’offerta. Gli uffici della Commissione di vigilanza hanno in corso una ricostruzione puntuale degli eventi nella fase del collocamento”.

Probabile un contenzioso con il Comune di Milano che potrebbe essere intenzionato a chiedere un risarcimento danno. Al tempo stesso la Sea ha preannunciato un esposto proprio in Consob.

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