LAMPEDUSA – Nella notte tra venerdì e sabato la Sea Watch ha attraccato nel porto di Lampedusa. Il comandante Carola Rackete ha deciso di procedere nonostante la mancanza di autorizzazioni da parte delle autorità. Applausi hanno accolto la nave dal molo, dove attendeva schierato un servizio d’ordine con personale di Guardia costiera, Finanza e Carabinieri. La comandante è stata poi fatta scendere dalla nave dagli uomini della Guardia di finanza che erano saliti a bordo e che l’hanno portata via in auto.
“E’ in stato di fermo”, ha poi precisato il parlamentare Nicola Fratoianni che si trovava a bordo dalla nave quando i finanzieri sono saliti.
Presenti sul molo il parroco don Carmelo La Magra, l’ex sindaco Giusi Nicolini e il medico Pietro Bartolo, oggi eurodeputato del Pd. “Grazie”, si è sentito gridare dalla nave. “Grazie a voi” è stata la risposta dal molo. Sul natante anche i cinque parlamentari che hanno già passato una notte sul ponte.
Prima di attraccare, una motovedetta della Guardia di Finanza ha tentato più volte di impedire l’ormeggio fino a quando si è dovuta sfilare per non rimanere incastrata fra la Sea Watch e la banchina. “Basta, dopo 16 giorni entriamo in porto”, ha scritto la ong su Twitter. La decisione “è stata presa dall’equipaggio” e non solo dalla capitana, ha precisato l’avvocato della Ong tedesca, Leonardo Marino, a Rai News 24.
Sul molo, oltre all’esultanza è andato in scena uno scontro tra opposte fazioni: da una parte i sostenitori della ong che applaudivano, dall’altra un gruppo di lampedusani tra cui l’ex vicesindaco Angela Maraventano, che ha urlato e inveito contro i volontari dell’organizzazione. “E’ una vergogna – ha urlato Maraventano rivolta verso la nave – Qui non si può venire a fare quello che si vuole, non venite nelle nostra isola se no succede il finimondo”. E poi, “fate scendere i profughi – ha aggiunto rivolgendosi alle forze dell’ordine – e arrestateli tutti”.
All’ex vicesindaco ha risposto l’ex sindaco Giusi Nicolini: “Che vuoi tu, chi sei tu per decidere chi deve venire e chi no”. “Se il comandante ha preso questa decisione, assumendosene la responsabilità, è perché i migranti sono esausti, una situazione terribile. La legge farà il suo corso”, ha detto Pietro Bartolo. “Se mi chiedono di visitarli io lo faccio – ha aggiunto – Saranno forze dell’ordine e magistratura che decideranno come si evolverà la situazione”.
Nella giornata di venerdì la Sea Watch è stata perquisita dai finanzieri, su ordine dei pm di Agrigento. Alla capitana Rackete è stato notificato l’avviso di iscrizione al registro degli indagati. Ma a dare la svolta politica al caso è stato, sempre venerdì, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. “La definizione di porto sicuro viene dalle convenzioni internazionali, queste condizioni per la Libia non ci sono”, ha detto alla Farnesina con accanto Ghassan Salamè, l’inviato Onu nel Paese africano dilaniato dalla guerra civile. “Non siamo noi a dirlo”, aggiunge Moavero, “è un dato di fatto del diritto internazionale”.
Va da sé che una simile dichiarazione ha fatto non poco rumore, sconfessando la linea del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, che da un anno fa la guerra alle Ong sostenendo che i migranti vanno riportati in Libia, da lui considerata appunto porto sicuro.
Per Carola Rackete si prospetta ora una impervia trafila. Dovrà rispondere dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di rifiuto di obbedienza a nave militare. Si valuta anche il sequestro probatorio della nave.
L’inchiesta è stata aperta, dopo la segnalazione della Guardia di Finanza, che ha consegnato l’informativa ai magistrati della Procura agrigentina nel tratto di mare davanti a Lampedusa. Le Fiamme Gialle hanno effettuato una perquisizione dell’imbarcazione, restando sulla nave per più di cinque ore. I finanzieri hanno sequestrato documenti e video. (fonte: Ansa)