ROMA – Slitta alla prossima settimana l’interrogatorio della comandante di Sea Watch 3 Carola Rackete davanti al procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, in qualità di indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lo conferma all’ANSA uno dei suoi legali, l’avvocato Alessandro Gamberini, spiegando che domani coincidono “impedimenti della difesa e uno sciopero dei penalisti”. “Domani l’interrogatorio non si terrà – anticipa – e ci risulta che slitterà alla prossima settimana”. La notizia ha trovato conferma in ambienti giudiziari che hanno reso nota la nuova data dall’interrogatorio: il 18 luglio.
La sfida lunga un anno tra le Ong e Salvini. Non passa giorno che non si accenda un nuovo scontro tra le Ong che trasportano migranti soccorsi in mare e il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, deciso a impedire il loro sbarco nel nostro Paese: nelle ultime ore la polemica è forte con per le vicende riguardanti la Alan Kurdi, con 65 persone a bordo e Alex, il veliero con 41 passeggeri attraccato a Lampedusa.
Solo da qualche giorno si è concluso il braccio di ferro con Carola Rackete, comandante della Sea Watch, il cui arresto avvenuto in Italia non è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari. Del resto sono dodici mesi di braccio di ferro, un anno intero di “porti chiusi” e polemiche quello tra Matteo Salvini e le Ong. Il “no agli sbarchi” del ministro dell’Interno e’ stato da sempre il mantra che ha caratterizzato la politica di contrasto alle ong fin dal suo insediamento al Viminale, a giugno dello scorso anno.
Archiviati i casi Aquarius e Open Arms, Salvini avvisò le ong, Sea Watch compresa, che “in Italia non si sbarca”. Lo scontro frontale con l’equipaggio dell’imbarcazione tedesca battente bandiera olandese, arriva pero’ a dicembre 2018, a cavallo tra Natale e Capodanno. La nave, insieme a quella di Sea Eye, salvò 49 migranti che per giorni rimasero al largo in attesa di un porto sicuro. Solo dopo oltre dieci giorni, il 9 gennaio, si arrivò all’accordo con il governo maltese che autorizzo’ lo sbarco sulle proprie coste di quelli che Sea Watch definì “gli ostaggi dell’Unione Europea”.
Dieci giorni dopo, il 19 gennaio, un nuovo salvataggio scateno’ le ire del vicepremier. “Si scordino di ricominciare la solita manfrina del porto in Italia”, il messaggio diretto all’equipaggio, mentre nelle acque del Mediterraneo si contavano 170 vittime in due naufragi. Un messaggio ribadito più volte negli undici giorni in cui la Sea Watch è rimasta al largo di Siracusa, con le continue richieste al governo olandese da parte del ministro di ritirare la bandiera all’ong.
Solo il 30 gennaio, dopo l’ennesimo tira e molla ed un vertice di governo, si arrivo’ ad una soluzione: i migranti vennero fatti sbarcare a Catania con la promessa da parte di 8 Paesi dell’Unione Europea (Germania, Francia, Portogallo, Romania, Malta, Lituania, Lussemburgo e, ovviamente, Italia) di prendere una parte dei naufraghi. L’ultimo scontro Salvini-Sea Watch, prima di quello che ha portato alla rottura del blocco delle imposizioni da parte del comandante dell’ong tedesca dei giorni scorsi, risale al mese di maggio, quando 47 migranti vennero fatti scendere a Lampedusa, sotto gli occhi di Salvini, al quale non era stata comunicata la decisione.
Un episodio che apri’ anche un duro confronto nell’alleanza di governo tra il leader del Carroccio e l’altro vice, Luigi Di Maio. La Sea Watch fu sequestrata, ma tornò in acqua il primo giugno scorso, con Salvini che torno’ a tuonare contro i giudici definiti “buonisti”. (fonte Ansa)