Dal giudice per far abortire la figlia. In calo le gravidanze interrotte

TRENTO – Obbligare la figlia di 16 anni ad abortire o almeno impedire al fidanzato maggiorenne di rivederla: l’hanno chiesto al Tribunale dei minori di Trento i genitori di una ragazza della provincia. Il fidanzato indesiderato, è un albanese maggiorenne che secondo i genitori della ragazza non sarebbe in grado di garantirle un futuro. Un legame che quindi mamma e papà avevano ostacolato sin dall’inizio.

L’amore tra la ragazza e il giovane albanese è nato due anni fa, a Trento, dove l’adolescente studia. I genitori di lei si sono opposti con divieti e controlli a tappeto: il padre era arrivato ad accompagnare la figlia ogni giorno a scuola, per evitarle incontri col ragazzo. La madre a controllarle le telefonate. L’effetto però è stato l’opposto, ora davanti al pancione della figlia, i genitori decidono di rivolgersi al giudice.

Ogni anno diventano madri in Italia 10.000 teenager. Di queste, 7088 sono italiane e 2495 straniere. Fenomeno culturale sì, ma non per diversa nazionalità, piuttosto legato al meridione: il 70% delle baby gravidanze si registra in Campania e Sicilia.

I numeri sulle interruzioni volontarie di gravidanza dicono che il tasso di abortività italiano è tra i più bassi tra i paesi industrializzati e corrisponde all’8,2×1000. Di cui quasi la metà sono minorenni, con vallori più elevati al Nord e al Centro. Meno 52, 3% rispetto al 1982, anno record con 234.801 casi. In calo anche rispetto al 2009: il tasso è a -2,5%.

Secondo la Legge, il padre e la madre di un minorenne non possono in alcun caso obbligare la figlia ad abortire. La norma è volta alla tutela della vita e della maternità. Una minorenne incinta può però chiedere aiuto ad un giudice tutelare che può aiutarla ad offrilre diverse propspettive. Infine se il fidanzato è poco gradito ai genitori della minorenne non può, secondo la legge, essere allontanato. A condizione che non le faccia del male.

Nel nome dell’amore, la giovane dice che cercherà un lavoro e che insieme troveranno una casa e cresceranno il bambino. Nel nome della legge, nessuno può impedirglielo.

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