Sequestro Abu Omar, chiesti 12 anni per Pollari, 10 per Mancini

MILANO – Dodici anni di carcere per Niccolò Pollari e dieci anni per Marco Mancini, entrambi ex vertici dei servizi segreti italiani. Li ha chiesti il sostituto procuratore di Milano, Piero De Petris.

Pollari e Mancini sono indagati nell’ambito del processo d’appello “bis” sul sequestro dell’ex imam della moschea di Milano, Abu Omaravvenuto il 17 febbraio 2003.

Il sostituto procuratore generale ha formulato le stesse richieste di condanna, a 12 e a 10 anni, che aveva già avanzato nel primo processo di appello sul caso Abu Omar. In quel processo, però, Pollari, Mancini e altri tre ex appartenenti al Sismi (per i quali l’accusa oggi ha chiesto otto anni) erano stati prosciolti con sentenza di ”non doversi procedere” sulla base della copertura del segreto di Stato, apposto da tre governi.

La Corte di Cassazione, però, lo scorso settembre, oltre a condannare 23 agenti della Cia, aveva annullato con rinvio il proscioglimento per gli ex vertici del Sismi, dichiarando in sostanza parzialmente illegittima la copertura del segreto di Stato. Da qui il nuovo processo di appello per i cinque imputati e le richieste di condanna formulate oggi al termine della requisitoria.

Il sequestro dell’ex imam della moschea di Milano, Abu Omar, fu, secondo il sostituto procuratore, ”un crimine che ha violato anche il diritto umanitario” e venne realizzato anche grazie alla collaborazione degli ex uomini del Sismi, tra cui Pollari e Mancini, i quali agirono ”in un quadro opaco e al di fuori delle istituzioni”.

Nella sua requisitoria il magistrato ha ricostruito il sequestro di Abu Omar, spiegando che l’ex imam, dopo essere stato rapito in Italia, venne ”portato in Egitto” e ”sottoposto a torture”. Crimini di tortura ”vietati dall’ordinamento internazionale”.

Il sostituto pg ha fatto più volte riferimento alla sentenza della Cassazione dello scorso settembre, che aveva in sostanza inquadrato le responsabilità degli ex vertici del Sismi in attività ”non istituzionali” e quindi al di fuori del ruolo del servizio segreto militare, bocciando parzialmente la copertura del segreto di Stato per quelle azioni. ”Qui ci si muove in un quadro opaco di azioni non istituzionali, nel quale gli uomini del Sismi hanno dato collaborazione alla Cia per il sequestro”.

In una lettera inviata lo scorso 1 febbraio a Pollari e Mancini, invece, il direttore dell’Aise ha scritto che ”le attività del personale del Sismi” devono essere coperte da segreto di Stato, anche perché ”inquadrabili nel contesto delle attività istituzionali del servizio di contrasto al terrorismo internazionale”.

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