Il giudice Oscar Maggi ha disposto il non luogo a procedere per esistenza del segreto di Stato per l’ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, e per l’ex n.2 Marco Mancini, alla sbarra per il sequestro di Abu Omar avvenuto il 17 febbraio 2003 a Milano. Condannati invece gli agenti Cia.
Entrambi non sono giudicabili secondo quanto disposto dal giudice, in base all’articolo 202 del Codice di Procedura Penale che dice: «Qualora il segreto sia confermato e per la definizione del processo risulti essenziale la conoscenza di quanto coperto dal Segreto di Stato il giudice dichiara non doversi procedere per l’esistenza del Segreto di Stato». Per Pollari erano stati chiesti 13 anni, 10 per Mancini.
«Se il segreto di Stato fosse stato svelato dagli organi preposti, sarei risultato non solo innocente ma anche contrario a qualsiasi azione illegale» Il generale Nicolò Pollari ha commentato così la sentenza.
Il giudice ha emesso condanne per 22 agenti Cia a 5 anni di reclusione, mentre a Bob Teldon Lady il giudice ha decretato una pena di 8 anni. Condannati anche, per favoreggiamento , Luciano Seno e Pio Pompa a 3 anni di reclusione. Immunità consolare, infine, per l’ex capo della Cia in Italia Jeff Castelli.
Tutti gli imputati ritenuti colpevoli dovranno risarcire un milione di euro all’ex Imam. Alla moglie Nabila Ghali dovranno invece essere versati 500 mila euro. Queste somme sono state decise dal giudice a titolo di provvisionale, mentre l’entità del risarcimento verrà stabilita in un separato giudizio civile.
La sentenza soddisfa il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro per il quale «è stato molto importante portare a termine questo processo che ha dimostrato che la verità dei fatti è quella ricostruita dalla polizia e dalla Procura nel corso delle indagini. Tutti gli autori statunitensi del sequestro e i suoi ideatori sono stati condannati», mentre il giudice ha ritenuto corretto l’esercizio dell’azione penale per gli ex appartenenti al Sismi, ma non è stato possibile accertare la responsabilità a causa del «del segreto di stato, opposto da due governi», opposizione «criticata dal Parlamento e dal Consiglio europeo». Spataro ha anche sottolineato come ci siano state due condanne per favoreggiamento e che, quindi, «deve esistere un reato a monte».
Radicalmente opposta la lettura della sentenza da parte degli avvocati Titta e Nicola Madia, difensori di Pollari, il quale ha fatto sapere che la sentenza lo ripaga «di anni di umiliazioni e di amarezze»: «Avrebbe rinunciato al diritto di difendersi – hanno detto gli avvocati – pur di non violare quel sacro dovere di non violare il segreto nei confronti della Repubblica; anche se in soli cinque minuti avrebbe potuto dimostrare inequivocabilmente la sua estraneità ai fatti».
«Siamo dispiaciuti per i verdetti contro gli americani e gli italiani accusati a Milano», ha dichiarato oggi il portavoce del dipartimento di stato Ian Kelly durante il briefing quotidiano. E analogo “disappunto” è stato espresso anche dal Pentagono per la condanna del tenente colonnello Joseph Romano.
Sul versante politico interno, la decisione è stata accolta con soddisfazione dal centrodestra: «Una sentenza che rende giustizia a Pollari, un servitore dello Stato», dicono il ministro Gianfranco Rotondi e Gianfranco Gasparri (Pdl); «sentenza ineccepibile», per Fabrizio Cicchitto (Pdl), mentre Renato Farina, sempre del Pdl, giudica «vergognos» la condanna di Pompa e Seno.
Secondo Claudio Fava, di Sinistra e Libertà, «è una sentenza chiara: Abu Omar è stato rapito dalla Cia. Grazie al segreto di Stato – aggiunge Jacopo Venier, del Pdci – non sapremo mai se il nostro Paese è stato coinvolto in rapimenti illegali, torture e atti contro ogni diritto internazionale».