LERICI (LA SPEZIA) – Davide Bandoni, 23 anni, è stato intercettato mentre diceva al nonno: “Posso un po’ gonfiarlo? Ho voglia di pistarlo”. La vittima di un pestaggio, solo minacciato a quanto pare, è Andrea Calevo, il giovane imprenditore ligure di 30 anni rapito il 17 dicembre e liberato il 31.
Dall’inchiesta emergono alcuni stralci di intercettazioni tra nonno e nipote, gli ideatori del sequestro. Davide Bandoni: «Proviamo dalla cabina… se non c’è la spediamo.. Pezzo di merda…». Bandoni si rivolge a Destri, quasi chiedendo un permesso. «Posso un po’ gonfiarlo… Ho voglia di “pistarlo”». Destri che coordina le azioni è chiaro: «No, non adesso».
I carabinieri intanto hanno arrestato una quarta persona implicata nel sequestro di Calevo, liberato il 31 dicembre con un blitz interforze a Sarzana. Ma sono almeno sette le persone che potrebbero avere avuto un ruolo nel sequestro del giovane ligure, e venti le persone coinvolte in qualche modo. Uno degli arrestati sta collaborando con gli inquirenti.
L’uomo arrestato si chiama Simon Alilai, è un cittadino albanese di 23 anni. Alilai era già stato perquisito lunedì dopo il blitz di Ros e Sco che ha portato alla liberazione dell’imprenditore.
Alilai avrebbe aiutato nel rapimento Pierluigi Destri, cliente di Calevo perché piccolo imprenditore edile, suo nipote Davide Bandoni e Fabijan Vila, operaio edile.
L’1 gennaio Andrea Calevo ha parlato con gli inquirenti, dicendo che ora si sente al sicuro e addirittura pronto, già dal 2 gennaio, a tornare a lavorare.