X

Sequestro Orlandi, pentito rilancia pista del Vaticano

di admin |11 Dicembre 2009 9:17

«Il sequestro di Emanuela Orlandi avvenne nel quadro di problemi finanziari con il Vaticano». È Antonio Mancini, uno dei pentiti della Banda della Magliana, a rilanciare il legame tra il rapimento e gli investimenti dello Ior, la banca vaticana. Mancini è stato interrogato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal capo della Mobile, Vittorio Rizzi, ieri 10 dicembre.

Non è la prima volta che Mancini, soprannominato “Accattone”, viene convocato da chi indaga sulla scomparsa di Emanuela, avvenuta il 22 giugno 1983. Il pentito ha spiegato che a gestire il sequestro fu Enrico “Renatino” De Pedis (ucciso nel ’90) e che il capo dei Testaccini si avvalse di altri appartenenti del suo gruppo.

Tra loro Rufetto e Ciletto, identificati per Libero Angelico, di Ostia, e Angelo Cassani, di Cerveteri. Con la scomparsa della quindicenne però Mancini non c’entra: questi dettagli gli furono rivelati da un membro della Magliana vicino a De Pedis.

L’interrogatorio di Mancini è servito alla procura per tirare le fila di un’indagine che punta, nonostante i 26 anni trascorsi, a incastrare i responsabili del sequestro. Nei prossimi giorni saranno interrogati i telefonisti da poco identificati: “Mario”, che chiamò lo zio della Orlandi sei giorni dopo il rapimento, e l’anonimo che contattò Chi l’ha visto nel 2005.

Scelti per te