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Serena Mollicone “uccisa per le accuse al figlio del maresciallo”, dice il papà

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Serena Mollicone “uccisa per le accuse al figlio del maresciallo”, dice il papà

ROMA – “Mia figlia Serena Mollicone, morta per l’accusa al figlio del maresciallo”. Queste le parole di Guglielmo, padre della 18enne uccisa nel 2001 ad Arce (Frosinone). “Non mi fermo finché non avrò giustizia”. Venerdì riavrà la salma dopo 21 mesi di esami che hanno riaperto l’inchiesta. Serena ancora oggi è la vittima di un delitto senza colpevoli. La verità sembra però a un passo e la ragazza, secondo l’accusa, sarebbe stata uccisa dal comandante dei carabinieri di Arce, in concorso col figlio, la moglie e un brigadiere e il favoreggiamento di un altro che non disse nulla.

Intervistato da Fulvio Fiano per Il Corriere della Sera, il padre di Serena Mollicone racconta che “dopo il delitto ci furono delle mosse da scacchisti per depistare. Il compare del brigadiere Santino Tuzi (suicida nel 2008 dopo aver testimoniato la presenza di Serena in caserma) disse di aver saputo da lui che il comandante, la notte della veglia funebre, entrò in casa mia per lasciare il telefonino di Serena. La sua testimonianza è sparita“.

Perché Serena andò in caserma?
«Per denunciare il figlio del comandante, Marco, che faceva lezioni private di francese da me e andava a scuola con Serena. Si conoscevano, nessuna storia come è stato scritto, ma lei sapeva che lui spacciava».

Ne è certo?
«Serena me lo disse un giorno a tavola. Aveva anche avvertito Marco, tanto che suo padre, la diffidò in piazza davanti a tutti. Oltre alla testimonianza e al nome poi cancellato sul registro degli ingressi, c’è il verbale di una donna delle pulizie che la vide in sala d’attesa e sentì una voce chiamarla negli alloggi del comandante».

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