CASAL PALOCCO (ROMA) – “Si credeva il padrone di Casal Palocco” Sesto Corvini, soprannominato il cinghiale, l’imprenditore ucciso ieri nel quartiere residenziale. “Un’esecuzione mafiosa” riferiscono gli inquirenti. Il cadavere di Corvini, crivellato di proiettili calibro 45, è stato trovato ieri mattina, accanto al camion fermo in via Nicanore di Alessandria.
Tutto odiavano Corvini. “Sicuramente nessuno si strapperà i capelli per la sua morte: Corvini aveva tanti nemici e antipatie” sussurra Luca Leonardi, editore del news-magazine di quartiere, Zeus, al Messaggero. E aggiunge: “Lo avevamo soprannominato il Cinghiale per quel modo di fare selvatico e irruento“.
Ma chi era Corvini? Un imprenditore, un imprenditore discusso ma, soprattutto, Corvini era il padrone di 22 ettari di spazi comuni di Casalpalocco, acquisiti dal fallimento della Sogene, un decimo del quartiere residenziale. Un controllo sul territorio che Corvini faceva pesare “in nome di una non certificata proprietà pensava di poter disporre di strade e terreni come se fossero esattamente i suoi”.
“Questo omicidio – commenta la presidente del consorzio di Casal Palocco, Serena Gana Cavallo – è sicuramente legato a interessi forti”.
Corivni sapeva “far fruttare” i terreni di Casal Palocco, si faceva pagare, caro, dagli abusivi e costruiva, come il campo da golf in via Niceneto. Poi c’è la discarica, un terreno per il quale Corvini aveva aperto un contenzioso – una bonifica dal costo di 4.4 milioni – con il consorzio di Casal Palocco. “Quella bonifica – rivelò Corvini – ha attirato l’attenzione della camorra, ho paura”.