Shalabayeva, falsi lasciapassare con foto date da polizia

di redazione Blitz
Pubblicato il 27 Novembre 2015 - 14:59 OLTRE 6 MESI FA
Shalabayeva, falsi lasciapassare con foto date da polizia

Alma Shalabayeva

ROMA – I lasciapassare falsi forniti dalle autorità del Kazakhstan per l’espatrio di Alma Shalabayeva e della figlioletta Alua sarebbero stati realizzati con delle foto date dalla Polizia di Stato. La notizia emerge dall’inchiesta della Procura di Perugia che ha iscritto ieri nel registro degli indagati sette poliziotti e il giudice di pace che si occuparono del caso Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako espulsa dall’Italia il 31 maggio del 2013.

Secondo quanto contestato dalla Procura di Perugia, Renato Cortese (attuale capo del Servizio centrale operativo), Maurizio Improta (questore di Rimini) e altri due dei poliziotti indagati sapevano che la donna era la moglie del dissidente-ricercato kazako Mukhtar Ablyazov, ma non lo comunicarono: per questo motivo, oltre che di sequestro di persona, sono accusati anche di omissione di atti d’ufficio e falso.

Oltre che nei confronti di Improta e Cortese, l’accusa di sequestro di persona è scattata anche per il giudice di pace che firmò il provvedimento di espulsione, Stefania Lavore, per i funzionari della questura di Roma Armeni e Stampacchia e per gli agenti Vincenzo Tramma, Laura Scipioni e Stefano Leoni, tutti e tre in servizio presso l’ufficio stranieri. Nei loro confronti sono ipotizzati anche una serie di altri reati. “Sono assolutamente sereno e ho la massima fiducia nell’operato della magistratura – ha detto Cortese – Sono fiducioso di poter chiarire al più presto la mia posizione”.

Nell’informazione di garanzia inviata agli otto si sostiene che i poliziotti e il giudice di pace, in concorso con alcuni funzionari dell‘ambasciata del Kazakistan di Roma (per i quali non si conosce l’ipotesi di reato), avrebbero sequestrato la Shalabayeva e sua figlia di sei anni nella villa di Casal Palocco, alla periferia sud di Roma e successivamente le avrebbero trasferite all’aeroporto di Ciampino ed imbarcate su un aereo kazako, per rimpatriarle proprio nel paese dove il marito, leader dell’opposizione, era ricercato. Un atto che, sosterebbero i pm, ha esposto a rischio di ritorsione la donna e la piccola.