da: La Repubblica
L’inchiesta della Procura di Roma ha raggiunto il cuore di Finmeccanica. Il suo presidente e amministratore delegato Pierfrancesco Guarguaglini, la moglie Marina Grossi, amministratrice delegata della controllata Selex, il direttore generale Giorgio Zappa, il direttore centrale delle relazioni esterne, Lorenzo Borgogni, da sempre l’ombra del Presidente. Come documentano le 29 pagine del provvedimento di fermo di Lorenzo Cola, nella notte di mercoledì, Marco Iannilli, mediatore del “gruppo Mokbel” nell’affare Digint, con le sue “dichiarazioni spontanee ai pubblici ministeri”, non solo consegna al carcere il consulente di Finmeccanica e della famiglia Guarguaglini, soprattutto travolge l’ultimo, sottile diaframma che aveva sin qui protetto il vertice dell’azienda da un pieno coinvolgimento nei traffici di Marco Toseroni, dell’ex senatore Nicola Di Girolamo, di Gennaro Mokbel. Di più: Iannilli radica nei pm e negli investigatori del Ros dei carabinieri, la convinzione che l’operazione Digint è un “format” finanziario che ha avuto altre applicazioni, utile alla creazione di provviste nere. Che, insomma, esisteva ed esiste un “Sistema Finmeccanica” per la creazione di liquidità extrabilancio i cui impieghi oggi portano ai conti svizzeri dell’uomo del Presidente, Cola, ma da domani, quando quei conti non più segreti verranno aperti, potrebbero portare altrove. Il “Sistema”, dunque. Scrivono i pm che, “interrogati il 28 maggio e il 7 giugno, Nicola Di Girolamo e Marco Toseroni confermano che nella sua attività di riciclaggio, Mokbel aveva preso contatti con…