Silvia Pesante, direttrice del carcere di Frosinone e l’ex Nar: “Enorme falsità”

Silvia Pesante, direttrice del carcere di Frosinone e l'ex Nar: "Enorme falsità"
Silvia Pesante, ex direttrice del carcere di Frosinone, nega ogni coinvolgimento con l’ex Nar Luigi Ciavardini: “Enorme falsità”

ROMA – Silvia Pesante, bionda anche se un po’ agée ex da pochi giorni direttrice del carcere di Sulmona e di Frosinone, è al centro di una vicenda collaterale dello scandalo che lega la politica di Roma alla criminalità, terrorismo nero e cooperative rosse. Dalle chiacchiere tra compari, Riccardo Brugia, braccio destro di Massimo Carminati, e l’imprenditore Mario Zurlo, Silvia Pesante viene indicata come amante di un ex terrorista nero, Luigi Ciavardini, condannato in via definitiva a 30 anni per la strage di Bologna, in semilibertà dal 2009, è in rapporti con Carminati e C. Non viene nominata ma il riferimento è preciso:

“Bionda direttrice del carcere di Frosinone”.

Dopo la notizia della sostituzione, secca è stata la reazione di Silvia Pesante, che ha detto all’Ansa:

“È una enorme falsità, una mascalzonata e basta, serve solo a gettare polvere su di me o sul volontariato. Io con la ’29 giugnò non ho mai lavorato e mai avuto nulla in comune. Sono pronta a querelare chiunque segua illazioni del genere, certi accostamenti sono vergognosi. Ho avuto contatti con certa gente, per via del mio lavoro, ma so anche che si tratta di un certo tipo di gente, mentre per fortuna la buona parte del volontariato che opera coi detenuti è sana. Sono strutture con le quali, dove ho lavorato, mi sono trovata bene. Il mio avvicendamento a Sulmona poi fa parte delle disposizioni: lì ero provvisoria, in attesa di altro incarico, così come chi mi ha sostituito. Si è trattato di un normale passaggio di consegne”.

Secca anche la reazione di Ciavardini, riportata da Cristiana Mangani sul Messaggero:

“Mettermi in mezzo in questa inchiesta è davvero una porcheria, siamo sempre stati lontani da chi quelle cooperative le ha gestite e da chi possa aver avuto rapporti con loro. Non sono Buzzi. Quelle del signor Zurlo sono delle interpretazioni personali che dovrà giustificare in sede legale davanti a una querela”.

Riporta Maria Elena Vincenzi su Repubblica:

“Io faccio attività di volontariato per il reinserimento dei detenuti, il progetto era con il comune di Frosinone. Le mie frequentazioni con le direzioni di diversi carceri sono all’ordine del giorno»

Il Centro di Pescara, diffuso a Sulmona, aveva scritto:

“Repentino e inaspettato cambio alla guida del carcere di Sulmona. La direttrice Silvia Pesante è stata sostituita dall’ex direttore Sergio Romice. La Pesante, prima di venire a Sulmona, nel 2012 guidava il carcere di Frosinone. La Pesante sarebbe stata sostituita per una intercettazione nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale. L’ex direttrice di Sulmona sarebbe stata l’amante di Luigi Ciavardini, terrorista nero condannato in via definitiva per la strage di Bologna. La Pesante avrebbe cominciato la relazione con l’ex Nar (Nuclei armati rivoluzionari), quando questo era detenuto nel carcere di Frosinone”.

L’intercettazione ambientale risale al 7 febbraio del 2013. Il luogo è un bar a Roma. La trascrizione è allegata agli atti dell’inchiesta Mafia Capitale. Ciavardini è semilibertà e gestisce una cooperativa sociale. Aveva riferito Michela Allegri sul Messaggero:

«È passato l’altro giorno per farmi gli auguri – racconta Zurlo – stava con una bionda in macchina [e rideva]». «Ma che era un trans?», replica Brugia.
“No! – continua l’imprenditore – era il direttore del carcere di Frosinone, se la stava portando a casa… gli ho detto «attento il giorno che non te la trombi più questa te fa leva la semilibertà!». Brugia sorride ammirato: «E’ davvero un grande», dice”.

La versione che circola sui giornali di domenica 14 dicembre è identica, solo che viene attenuata la brutale immediatezza dell’eloquio di Zurlo:

“Attento perchè il giorno che non te la porti più a casa più questa te fa leva la semilibertà… perchè quella è un dipendente del Ministero degli interni”.

Altri particolari si apprendono:

“I due fanno anche alcuni apprezzamenti sull’aspetto fisico della donna («non male, è carina») poi Zurlo rivela a Brugia che Ciavardini «con la sua cooperativa sociale sta facendo tutti i lavori intorno al carcere, gli pulisce l’erba… c’ha tutto il verde esterno”.

Quello che esce sui giornali a proposito di Luigi Ciavardini è un po’ lontano dalla sua diretta rappresentazione.

Cristiana Mangani scrive sul Messaggero:

“Ciavardini è uno dei primi tasselli da cui parte la mega indagine, e a catena cadono uno dopo l’altro, coinvolti in crimini commessi e indiscrezioni presunte”.

Maria Elena Vincenzi su Repubblica rinforza, ricordando che l’inchiesta è partita da un inseguimento tra Luigi Ciavardini e i carabinieri. Scrive ancora:

“I rapporti  di Luigi Ciavardini con il Comune erano stati oggetto di discussione nel 2012. L’assessore capitolino ai Lavori Pubblici Paolo Masini, all’epoca consigliere comunale Pd, aveva presentato insieme al collega Dario Nanni, un’interrogazione per chiedere come mai Ciavardini frequentasse spesso gli uffici dell’assessorato all’Ambiente guidato da Marco Visconti, anche lui indagato nell’indagine della procura. D’altronde, come ha teorizzato proprio Carminati:

“È normale che hai più feeling con un vecchio camerata. Molti adesso sono diventati politici, però è tutta gente cresciuta in quell’ambiente e questi rapporti rimangono. E negli anni, se chiedi un favore, è facile che hai rispondenze quando c’hai un appoggio di questo tipo”.

Chiosa Davide Vecchi sul Fatto:

“Come un marchio a fuoco. Il passato criminale è impossibile da cancellare. A Luigi Ciavardini non sono bastati 27 anni vissuti dietro le sbarre. Nel 2009, appena conquistata la semilibertà da Rebibbia, ha incontrato vecchi sodali dei Nar. Legami difficili da spezzare”.

Aggiunge Davide Vecchi che

“la cooperativa si chiama “Gruppo Idee” e per festeggiare i suoi 7 anni di vita Ciavardini ha organizzato un brindisi allo Chalet nel Bosco, nel piazzale dello stadio Olimpico. È a due passi da Ponte Milvio, snodo del “mondo di mezzo” di Massimo Carminati, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti con l’inchiesta Mafia Capitale.

“Ma è una coincidenza, garantisce lo stesso Ciavardini che difende la sua cooperativa. “Io non sono Buzzi”, dice all’agenzia di stampa Ansa l’uomo condannato perché ritenuto, da minorenne, esecutore materiale della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. “Mettermi in mezzo in questa inchiesta è davvero una porcheria: è stato fatto un progetto per il verde con il Comune di Frosinone, e non con il carcere, a costo zero. Un progetto che esiste ancora. Si tratta di interventi di volontariato di detenuti che escono dal carcere”, spiega Ciavardini.

“La Gruppo Idee ha però collaborato anche con il Campidoglio guidato da Gianni Alemanno, episodio rilevato dall’allora consigliere comunale e oggi assessore ai Lavori Pubblici, Paolo Masini del Pd. “Avevamo organizzato una manifestazione ufficiale di volontariato , a titolo gratuito, per la pulizia del Gianicolo con la collaborazione dei detenuti usciti in permesso. Così è stato fatto anche altre volte per iniziative simili”, ricorda Ciavardini. “Le nostre attività sono tutte gratis e tutte documentate con protocolli d’intesa, io non sono Buzzi”.

Luigi Ciavardini ha incontrato Silvia Pesante, secondo la ricostruzione di Davide Vecchi,

“nel carcere di Frosinone di cui lei è stata direttrice fino al dicembre 2013. Ciavardini frequentava la casa circondariale come responsabile delle attività per l’Asi (associazione sportiva e sociale italiana) ed è ancora oggi guida della squadra di rugby “i Bisonti” composta da detenuti di Frosinone. Una relazione forse per lei scomoda”.

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