Simone Borgese: “Una scheggia impazzita”, “sempre a caccia di soldi”

Simone Borgese: "Una scheggia impazzita", "sempre a caccia di soldi"
Simone Borgese: “Una scheggia impazzita”, “sempre a caccia di soldi”

ROMA – Simone Borgese, l’uomo che ha confessato la violenza sessuale e la rapina ai danni della tassista romana, “era sempre a caccia di soldi”. Lo descrivono così, almeno, i suoi ex colleghi del ristorante in via Marcantonio Colonna, nel quartiere Prati, dove Borgese ha lavorato per qualche giorno.

Per loro, come riporta Rinaldo Frignani sul Corriere della Sera, Borgese era “un tipo sveglio, forse anche troppo. Sul lavoro rapido e preciso, ma avevi sempre la sensazione che ti stesse per fregare. Comunque è venuto qui solo due volte. Voleva che lo pagassimo in anticipo: “Ho le spese per il funerale di mio padre”, ci ha spiegato. Ma i soldi non li ha visti»”.

Poi c’è, o meglio c’era visto che nel frattempo è stata chiusa, la sua pagina Facebook. Da là esce fuori il ritratto di un padre giovane tutto selfie e foto della figlia. Pagina chiusa anche per questo: da un lato la pioggia di insulti, dall’altro la necessità di tutelare una bimba di 7 anni totalmente incolpevole.

Chi non si fa una ragione di quanto accaduto sono i familiari di Borgese, soprattutto quei nonni che lo ospitavano al momento dell’arresto:

«Lasciateci in pace, non riusciamo a farcene una ragione, anche per noi è un grande dolore. No, in questi giorni Simone non ci è sembrato strano. Non è un mostro. Il padre morto? Ma che storia è?»

Frignani, nel descrivere la personalità di Borgese, usa le informazioni che arrivano dalla polizia:

Una vita al limite – «una scheggia impazzita, un tipo disturbato e pericoloso proprio perché invisibile, uno che non rimane impresso», così lo descrivono i poliziotti – fra problemi economici, piccoli reati (un furto in autogrill, minacce all’ex compagno della madre) e aspirazioni non realizzate. La passione per «Street fighter» – un videogioco picchiaduro -, le arti marziali, la Roma. Una partecipazione fra il pubblico di «Avanti un altro» di Paolo Bonolis (anche questa con foto). E la fatica di trovare un lavoro fisso: Simone lavora a chiamata. Ad aprile anche in un noto ristorante al quartiere Africano: «Per essere preso aveva detto di conoscere un nostro amico avvocato, ma non era vero», aggiungono da Prati. A Capodanno il giovane aveva scritto su Fb: «Per me si chiude un anno difficile». «Mi sono separato qualche mese fa – ha confermato in Questura -, questo fatto mi ha scombussolato, da allora non sono più lo stesso. Penso che così siano cominciati i miei problemi. Non ho un euro».

 

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