Via Poma, il sangue sulla maniglia: “Non è di Simonetta né di Busco”

ROMA – Una traccia di sangue sulla maniglia dell’ufficio in cui è morta Simonetta Cesaroni. Sangue che non appartiene alla vittima né a Raniero Busco, l’ex fidanzato condannato in primo grado per omicidio. Una traccia, però, rimasta ai margini del processo ma che i legali di Busco vogliono riportare all’attenzione dei giudici nel processo d’Appello che si aprirà il 24 novembre.

Ora i difensori depositeranno la lettera di uno degli esperti di medicina legale  chiamato all’epoca del delitto – nel 1990 – ad analizzare le tracce del luogo del delitto, l’ufficio in Via Poma. Angelo Fiori scrive infatti agli avvocati di Busco: “La verità processuale è che il sangue sulla maniglia è di gruppo A, Simonetta e Busco sono di gruppo 0. Se ne deve dedurre con certezza processuale che il sangue sulla maniglia non è di Busco, bensì di un’altra persona che si è ferita evidentemente colpendo Simonetta”. In alternativa, secondo Fiori, “si può solo immaginare che gli assalitori fossero due e che comunque uno soltanto si è ferito ma non Busco!”.

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