Sinisa Mihajlovic è morto oggi, venerdì 16 dicembre. L’ex calciatore e allenatore serbo è venuto a mancare oggi a Roma. Aveva 53 anni e da marzo del 2019 lottava contro una forma grave di leucemia. Era ricoverato da domenica 11 dicembre presso la clinica Paideia per un’infezione. Le sue condizioni era apparse subito gravi a causa del sistema immunitario compromesso dalla malattia e dalle terapie.
Morto Sinisa Mihajlovic. Era ricoverato da domenica
Domenica si era alzata la febbre. Da quel giorno la situazione è progressivamente peggiorata ed era stato deciso il ricovero. E’ stato tutto inaspettato: Mihajlovic, solo venerdì aveva dichiarato di voler tornare a vedere le partite di calcio in giro per l’Italia e l’Europa a partire da gennaio, ossia una volta concluso il ciclo di terapie che stava svolgendo. L’ex calciatore di Lazio e Roma ed ex allenatore di tanti club in Serie A, è entrato in coma farmacologico nel tardo pomeriggio di lunedì. La moglie Arianna e la sua famiglia gli sono stati sempre accanto. Sinisa si è spento oggi.
Chi era Sinisa Mihajlovic
Sinisa Mihajlovic era nato a Vukovar in Serbia il 20 febbraio 1969. La prima esperienza importante è con il Vojvodina con cui vince lo scudetto. Passa poi alla Stella Rossa con la quale vince due campionati, una Coppa dei Campioni e una Supercoppa Europea. Nel 1992 arriva alla Roma. Nel 1994 inizia a giocare con la Sampdoria disputando 110 partite e 12 gol. A seguire arriva alla Lazio dove resta per 126 partite e 20 gol. Gli ultimi due anni li passa all’Inter dove, pur essendo difensore, mette a segno 5 gol in 25 partite. Nella sua carriera da calciatore ha conquistato due scudetti con Lazio e Inter, tre Supercoppa Italiana e quattro Coppa Italia, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Uefa. Dopo il calcio giocato inizia una carriera da allenatore con Bologna, Catania, Fiorentina, la nazionale della Serbia, Sampdoria, Milan, Torino e di nuovo Bologna.
La famiglia: “Morte ingiusta e prematura”
Dal febbraio del 1995. Mihajlovic era legato ad Arianna Rapaccioni, una ex soubrette televisiva romana. I due si sono sposati nel 2005. Dalla loro unione sono nati cinque figli: Viktorija, Virginia, Miroslav, Dushan e Nicholas. Sinisa aveva anche un altro figlio: si tratta di Mirko nato da una precedente relazione. La famiglia ha diffuso questo comunicato in cui dice che la morte è stata ingiusta e prematura: “La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel.dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic. Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti. Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il Prof. Alessndro Rambaldi, e il Dott. Luca Marchetti. Sinisa resterà sempre con noi. Vivo con tutto l’amore che ci ha regalato”.
Le lacrime di Roberto Mancini e dei tifosi della Lazio. Il ricordo del Bologna
Da giorni, Roberto Mancini è in lacrime. I due erano “fratelli” sia nella Sampdoria, sia nella Lazio. Insieme, con Eriksson sulla panchina, hanno regalato al club allora presieduto allora da Cragnotti lo scudetto del 2000. Profondamente addolorati i tifosi biancocelesti, da sempre legatissimi a Mihajlovic, che ha giocato nella Lazio per ben sei stagioni, dal 1998 al 2004. Anni che coincidono con il periodo più vittorioso della Lazio. Toccante anche il messaggio del Bologna: “Addio mister, vivrai per sempre nel nostro cuore”.
“La malattia era tra le più aggressive che io abbia mai visto”
Francesca Bonifazi è la direttrice del programma Terapie Cellulari Avanzate dell’Irccs Policlinico di Sant’Orsola di Bologna. La dottoressa ha avuto in cura in questi anni l’ex calciatore. A proposito della sua morte ha spiegato che la leucemia che lo aveva colpito era molto aggressiva: “Sinisa io l’ho seguito fino alla fine, per me è stato un paziente perfetto, con una grande personalità e al tempo stesso con la capacità di affidarsi totalmente. Aveva una malattia molto brutta, tra le più aggressive che io abbia mai visto. Il messaggio che ha dato a tutti noi, il suo grande insegnamento, è il coraggio di andare avanti. Il coraggio di non aver paura di affrontare qualcosa che non si conosce, di sapersi affidare, di lottare senza temere il dolore. Ha sofferto molto, ma lo ha fatto con grande dignità. E il coraggio lo prendevamo insieme, ce lo davamo reciprocamente”.
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