Siracusa, reintegro sovrintendente Beatrice Basile: autorizzò piscina assessore

Siracusa, reintegro sovrintendente Beatrice Basile: autorizzò piscina assessore
Beatrice Basile

SIRACUSA – “Sono un osso duro per gli speculatori”. Così l’ex soprintendente di Siracusa, Beatrice Basile, festeggia sventolando la sentenza del giudice del lavoro che le ha dato ragione, reinsediandola alla guida dei beni culturali, dopo che era stata cacciata per una storia di piscine prefabbricate autorizzate all’ex assessore Mariarita Sgarlata. Alla vicenda si era interessato anche Gian Antonio Stella, in un articolo apparso sul Corriere della Sera dell’8 novembre, intitolato “Via i sovrintendenti di Siracusa che non volevano il megaporto”.

Nonostante le polemiche nate in seguito al suo improvviso allontanamento, la Regione ha poi avviato il trasferimento di altri due dirigenti che lavoravano a stretto contatto proprio con Basile, da sempre in prima fila contro la cementificazione di alcune zone archeologiche. Ora il Tribunale del Lavoro le ha dato ragione, ma non è detta l’ultima parola:

“Perché – spiega lei al quotidiano la Repubblica –  il dirigente generale che mi ha allontanata dal servizio mi dovrebbe reintegrare. E temo che si perderà altro tempo e che passeranno molti mesi prima che possa tornare al mio posto. Ormai mi aspetto di tutto da questa Regione”.

La storia della piscina dell’assessore Sgarlata, spiega Basile, era solo una scusa:

“In quel terreno non esisteva alcun vincolo e si trattava di una piscinetta prefabbricata. Ma nel decreto che mi sollevava dall’incarico non si faceva alcun riferimento alla piscina, bensì a non meglio precisate relazioni su ispezioni avvenute lo scorso agosto. Io mi ero insediata nel novembre 2013, pochi mesi prima, quindi cosa avrei potuto fare in poche settimane tanto da essere sollevata dall’incarico? La storia della piscina è successiva di venti giorni rispetto alla mia sospensione. La verità è che sono stata allontanata per le mie battaglie a difesa del territorio di Siracusa. Ci sono grandi interessi d’imprenditori che erano pronti a cementificare la città”.

La prova starebbe nei suoi primi provvedimenti approvati alla guida dei beni culturali aretusei:

“Come primo atto dal mio insediamento a soprintendente ho approvato il perimetro del parco archeologico, includendovi anche aree sulle quali erano stati presentati piani di lottizzazione per case e alberghi a ridosso di zone d’inestimabile valore culturale. Poi mi sono sempre spesa contro un’altra lottizzazione, quella della Pillirina: un’area sulla quale volevano costruire decine di villette”.

E poi c’è la famigerata storia del mega porto:

“Certo, e grazie al nostro lavoro in soprintendenza eravamo riusciti a far modificare un progetto che prevedeva la realizzazione di una piattaforma galleggiante grande quanto un campo da calcio a ridosso di Ortigia. Insomma, in città molti speculatori sapevano che avrebbero avuto un osso duro alla guida della soprintendenza”.

 

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