Smart working, foto d'archivio Ansa Smart working, foto d'archivio Ansa

Smart working, che conseguenze ha avuto sugli italiani? Lo studio di Lenovo

Che conseguenze ha avuto lo smart working sugli italiani?

A diciotto settimane di distanza dal decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che costrinse gli italiani in casa, Lenovo ha pubblicato uno studio, intitolato Technology and the Evolving World of Work, nel quale traccia un bilancio sugli esiti del lockdown in ambito lavorativo e tecnologico. 

L’indagine si basa sulle interviste a 20.262 persone, realizzate tra l’8 e il 14 maggio 2020.

A loro è stato chiesto di rispondere ad alcune domande relative alla loro esperienza con la tecnologia sul luogo di lavoro e all’impatto di Covid-19 sulle loro preferenze, connettività ed equilibrio tra vita personale e lavorativa.

Lo studio non riguarda soltanto l’Italia bensì a dieci delle principali economie del mondo.

Oltre al nostro Paese, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Cina, India e Giappone, Brasile e Messico.

Lavorando da casa, ha risposto la maggior parte degli interpellati (il 63%), ci si sente più connessi e produttivi rispetto all’ufficio.

E anche se la metà del campione (il 52%) ammette che pensa che continuerà a lavorare da casa più di quanto facesse prima, lo smart working (o work from home) non offre soltanto vantaggi.

Il timore è di pagare uno scotto per quanto riguarda il proprio benessere economico, fisico ed emotivo.

Quanto hanno speso gli italiani in tecnologia?

Tra le conseguenze più immediate dello stravolgimento delle abitudini lavorative c’è stata la necessità di ammodernare l’attrezzatura usata per svolgere le proprie mansioni.

A livello globale, sette intervistati su dieci hanno dichiarato di aver acquistato nuovi dispositivi tecnologici per lavorare da remoto.

Più della metà di loro ha spiegato di aver dovuto mettere mano al portafogli per migliorare la propria dotazione.

Proprio su questo punto, gli intervistati in Italia hanno fatto sapere di aver sborsato mediamente 305 euro.

Un dato che colloca i nostri connazionali al terzo posto in questa speciale graduatoria.

L’Italia è dietro soltanto a Germania (336 euro) e USA (307 euro).

La media globale, scrive Lenovo nel suo report, si attesta a 238 euro.

Quali conseguenze sulla salute?

Lo accennavamo prima: lavorare da casa può avere conseguenze anche sulla salute.

Il 71% degli intervistati, infatti, lamenta l’insorgere di nuove problematiche o il peggioramento di alcune condizioni, tra cui mal di testa, dolori alla schiena oppure al collo, e anche la difficoltà a dormire.

Tra le possibili cause, la mancanza di spazi adeguati a lavorare.

Le conseguenze problematiche, tuttavia, possono essere anche altre.

In primo luogo la diminuzione dei contatti personali con i colleghi, che può avere anche effetti collaterali sulla capacità di sviluppare le relazioni sul posto di lavoro, un aspetto fondamentale per rendere al meglio.

Ma naturalmente può palesarsi anche la difficoltà nel separare la vita lavorativa dalla vita domestica, o nel concentrarsi durante le ore di lavoro a causa delle tante distrazioni presenti in casa. (Fonte: Agi).

 

 

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