Sondrio, omicidio della cava: condannato a 30 anni l’imprenditore Simone Rossi

Pubblicato il 7 Dicembre 2010 - 20:35 OLTRE 6 MESI FA

Simone Rossi, imprenditore di 29 anni di Ardenno (Sondrio) è stato condannato oggi a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Donald Sacchetto, 36 anni, avvenuto la notte del 16 maggio 2009, dopo la festa di compleanno della vittima. I resti del cadavere vennero in parte ritrovati nella cava dell’imputato che si trova nel piccolo centro della Bassa Valtellina.

La sentenza della Corte d’Assise di Sondrio, presieduta da Francesco Saverio Cerracchio e arrivata dopo 9 ore di camera di consiglio. I giudici hanno accolto in pieno le richieste del Procuratore della Repubblica Fabio Napoleone e del pm Stefano Latorre titolari delle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Sondrio coordinato dal luogotenente Raffaele Grega.

Simone Rossi è stato ritenuto colpevole anche di distruzione e occultamento di cadavere, spaccio di cocaina e detenzione illegale di arma da fuoco e porto abusivo della stessa in luogo pubblico, ed è stato inoltre condannato a versare una provvisionale immediatamente esecutiva di 800 mila euro a favore dei 4 familiari della vittima. La pena complessiva per tutti i capi d’imputazione è stata di 32 anni, poi ridefinita a un massimo complessivo a 30.

I giudici hanno poi respinto la richiesta di revoca della carcerazione, presentata nel corso di un’udienza dagli avvocati Pier Maria Corso e Francesca La Salvia, difensori dell’ imprenditore detenuto nel carcere di Monza da oltre un anno e presente in aula alla lettura della sentenza. Hanno invece disposto di trasmettere gli atti alla Procura per procedere nei confronti di Rossi per altri reati, in particolare sequestro di persona, violazione di domicilio, lesioni aggravate, violenza privata ai danni dell’ex fidanzata dell’imprenditore.

La Corte ha inoltre deciso la trasmissione degli atti anche per l’ipotesi di falsa testimonianza e calunnia (in un caso) a carico di cinque dei 120 testimoni ascoltati durante le numerose udienze del processo iniziato lo scorso 18 giugno. Il pm Stefano Latorre – responsabile dell’ordine pubblico in aula – oggi aveva chiesto un rafforzamento del dispositivo di sicurezza, temendo un clima teso. Infatti, all’uscita del Palazzo di giustizia i carabinieri e i poliziotti in servizio hanno dovuto intervenire per sedare un principio di rissa fra i familiari di Sacchetto e alcuni stretti parenti dell’imputato. Soddisfatta della sentenza la parte civile, sostenuta dagli avvocati Stefano Sorrentino e Paola Verga.