Sondrio ospedale, tutti quei mostri in sala attesa. Muore bimba nera. "Tanto ne sfornate..." Sondrio ospedale, tutti quei mostri in sala attesa. Muore bimba nera. "Tanto ne sfornate..."

Sondrio ospedale, mostri in sala attesa. Muore bimba nera. “Tanto ne sfornate…”

Sondrio ospedale, tutti quei mostri in sala attesa. Muore bimba nera. "Tanto ne sfornate..."
Sondrio ospedale, mostri in sala attesa. Muore bimba nera. “Tanto ne sfornate…” (nella foto d’archivio Ansa, la corsia di un ospedale italiano)

ROMA – Sondrio ospedale, in sala attesa, quella dove si prendono i numeretti per la fila, ci sono dei mostri in forma umana. Una perfetta e normalissima forma umana, una comune forma umana, una forma addirittura di brava gente. Quella gente che lavora, si fa i fatti suoi, sempre lo Stato li abbandona, sempre sono lasciati soli, sempre sono vittime della burocrazia o di qualche potere forte…Insomma una quindicina di normalissime persone che il caso ha riunito in quel momento in quella sala d’attesa dell’ospedale di Sondrio.

Caso vuole che mentre sono lì, lì in ospedale ci sia anche una ragazza di 22 anni. Ha portato in ospedale la sua bambina di cinque mesi. Per la bimba però non c’è più nulla da fare: morte in culla come tragicamente si dice. Morte di neonati senza una precisa causa diagnostica, o meglio la diagnosi è appunto quella che va sotto la definizione di morte in culla, accade talvolta che alcuni neonati semplicemente non ce la facciano a sopravvivere. Quando le dicono che la figlia è morta, allora la ragazza esplode in urla di dolore. Urla non rattenute, urla, se così si può dire, gridate. 

La cosa infastidisce la quindicina di persone in attesa nella sala o almeno i più tra loro. Li infastidisce e li scatena questa donna che urla scompostamente. Scompostamente e senza ritegno urla, ed è nera. Quindi per ovvia e ormai consueta associazione a qualcuno dei presenti in sala attesa vien da pensare e da dire: “Fanno come scimmie”. Incoraggiato dal primo cittadino indignato che ha parlato, il secondo diventa propositivo: “fatela tacere”. Un altro cittadino dà la spiega: “sono riti tribali”. Deve averlo letto in qualche social o se lo ricorda dai cartoni animati di qualche decennio fa che i neri urlano e ballano e saltano sempre.

Tra i quindici qualcuno non si unisce, però prudentemente tace per non mettersi contro vento. Finalmente per qualche via il gruppo di bravi cittadini e brava gente in sala d’attesa apprende che quella ragazza è la madre di una bambina appena morta. Qualcuno nel gruppo decide di togliere tutti dall’eventuale imbarazzo di averla definita scimmia e spiega sentenzioso: “Tanto ne sfornate altri…”. Chi tra la brava gente non sa che i neri fanno figli a ripetizione? Chi non coglie l’allusione al fatto che lo fanno per realizzare l’invasione delle nostre terre e case? Tanto ne sfornate altri…per i più tra i quindici in sala d’attesa non c’è di meglio da dire, quasi si congratulano con chi ha pronunciato la frase.

In fondo una sequenza di gesti, sentimenti e parole non infrequente quando c’è un gruppo di brava gente. Solo che stavolta il tutto finisce su Sondriotoday.it e viene raccontato anche da Francesca Gugiatti consigliera comunale. Medici, infermieri e poliziotti dichiarano di non aver sentito nulla perché non c’erano, erano altrove, sempre e comunque in stanze che non erano quella d’attesa. Vanno compresi nella loro reticenza, non se la sentono, pensano non competa loro stilare la diagnosi o il referto o redigere il verbale che attesta la pestilenza, la mutazione, il contagio, la presenza di mostri in perfetta forma umana.

Gestione cookie